FIRE

INDIA 1996
Una famiglia di oggi a Nuova Delhi. Radha si divide tra la tavola calda gestita dal marito Ashok e il loro appartamento al piano di sopra, dove abitano anche la vecchia madre di Ashok, Biji, e il fratello di lui, Jatin. Al gruppo si unisce Sita, la giovane sposa di Jatin. Sita aiuta Radha in cucina e si occupa di Biji. Jatin ha come amante una ragazza cinese che lo ossessiona; Ashok e Rada sentono il peso di un matrimonio sterile che dura ormai da quindici anni; il servitore Mundu si diverte a scandalizzare Biji, guardando video porno presi sottobanco nel negozio di videocassette di Jatin. Sita, che ha carattere deciso e aperto, ha una profonda influenza su Radha, che è da lei incuriosita e affascinata. Trascurate dai rispettivi mariti, le due donne cominciano ad entrare in una confidenza sempre maggiore, che le porta ad avviare una relazione intima e affettuosa. Questa situazione viene per un po' tenuta nascosta, ma un giorno viene scoperta e porta lo scompiglio all'interno del nucleo familiare. I due mariti devono misurarsi con donne dal carattere ormai cambiato e pronto a rischiare maggiormente sul piano personale e sociale.
SCHEDA FILM

Regia: Deepa Mehta

Attori: Avijt Dutt, Bahadur Chand, Meher Chand, Ram Gopal Bajaj - Swamiji, Alice Poon - Julie, Nandita Das - Sita, Kulbushan Kharbanda - Ashok, Jaaved Jaaferi - Jatin, Ranjit Chowdhry, Kushal Rekhi - Biji, Shabana Azmi - Radha, Bahadur Shasea

Soggetto: Deepa Mehta

Sceneggiatura: Deepa Mehta

Fotografia: Giles Nuttgens

Musiche: A.R. Rahman

Montaggio: Barry Farrell

Scenografia: Aradhana Seth

Durata: 103

Colore: C

Genere: METAFORA

Produzione: DEEPA METHA, BOBBY BEDI PER TRIAL BY FIRE FILM.

Distribuzione: BMG (1998) - LUCKY RED HOME VIDEO (1997).

CRITICA
"Come in un 'My beautiful laundrette' indiano anziché pakistano femminile invece che maschile, la regista indiana Deepa Meta, già autrice d'un film che relazionava tra loro anime femminili riesce a equilibrare nelle immagini seduzioni diverse, solo in apparenza contraddittorie: stile cinematografico occidentale e miti orientali coloratissimi, impronta sociologica e incursioni fantastiche, 'gay pride' e denuncia sessista. romanticismo e realismo, distanza ironica dalla narrazione e veemente partecipazione ideologica. Cosicché 'Fire', non sempre perfetto nella forma, brucia tuttavia di passioni estreme, volutamente non dosate, spavaldamente mandate allo sbaraglio, spigliatamente emancipate nel contaminare lo sguardo di eccessi e nel carezzare core sensualità i bellissimi volti delle due protagoniste". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 9 giugno 1998)

"Il titolo 'Fire', fuoco, allude all'eros ma anche a quelle fiamme che provocano ogni anno la morte di tante donne indiane per l'incendiarsi in cucina dei loro abiti lunghi larghi e leggeri, anche alla pira su cui anticamente venivano bruciate le vedove. La regista Deepa Mehta, indiana di Nuova Delhi emigrata vent'anni fa in Canada, già autrice di 'Sam & Me' e di 'Camilla', ha inteso raccontare una forma di liberazione femminile attraverso l'amore omosessuale, la crisi della famiglia indiana nelle trasformazioni portate dal mutare delle donne. Le buone intenzioni hanno dato vita a un film schematico, scolastico, volontaristico, reso però interessante e inconsueto dal suo tema, dall'ambiente e dal costume indiani, dalla bravura delle due protagoniste: la meno giovane, Shabana Azmi, è una delle maggiori e più premiate attrici d'India". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 6 giugno 1998)