È arrivato mio fratello

ITALIA 1985
Ovidio è un annoiato e noiosamente ripetitivo professore di scuola media, ugualmente bersaglio dei disgustosi dispetti degli alunni che dei rimbrotti del preside. A rompere il tedio delle sue giornate sbadigliate arriva inatteso, dopo vent'anni d'assenza, il gemello Raf, un esagitato e scapestrato cantante da due soldi, peraltro simpatico alle poco numerose e meno esigenti platee di locali infimi della periferia. Il gemello s'insedia senza complimenti nella casa del fratello e gli vive alle spalle, gabbandolo da disinvolta canaglia e cacciandolo al centro di una serie di imbarazzanti equivoci.
SCHEDA FILM

Regia: Pipolo , Castellano

Attori: Renato Pozzetto - Ovidio/Raf, Carin McDonald - Esmeralda, Armando Bandini - Preside, Beatrice Palme - Lidia Cairoli, Pamela Prati - Signora Piranesi, Richard Harrison - Spinetti

Soggetto: Castellano, Pipolo

Sceneggiatura: Pipolo , Castellano

Fotografia: Sergio D'Offizi

Musiche: Detto Mariano

Montaggio: Antonio Siciliano

Durata: 98

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: FASO FILM ROMA

Distribuzione: TITANUS - AVO FILM, MANZOTTI HOME VIDEO, BMG VIDEO

CRITICA
"Quanto al risultato effettivo, 'E' arrivato mio fratello' sa di un prodotto abborracciato alla svelta, con rare trovate di sceneggiatura (si ricorre persino alla replica di un noto spot pubblicitario di Fellini), alquanto approssimativo nel meccanismo degli equivoci e degli scambi di identità, nonché maldestro nel frequente impiego della controfigura (Pietro Ghislandi) che, anziché favorirla, sembra mettere in impaccio la vena del mattatore. La quale s'impenna soltanto alle soglie dell'epilogo (l'esibizione al night) dove Pozzetto ritrova qualcosa dell'antico estro cabarettistico che rimane il suo dato più personale. Al suo fianco conforta l'occhio la fotomodella di colore Carin MacDonald, anche piacevole cantante sull'onda delle musiche di Detto Mariano." (Leonardo Autera, 'Il Corriere della Sera', 24 Dicembre 1985)

"Mancano ancora i film di Sordi, Villaggio, De Crescenzo per non dire dello smisurato Lui celentanico, ma le voci e gli echi che arrivano da Roma non sono consolanti sullo stato di salute natalizia del cinema comico, dunque - con poche eccezioni - del cinema italiano. Se si toglie l'esile talento malinconico del Nuti, l'aria è grama. E' difficile, però - almeno questo è l'augurio - che si scenda più in basso di 'E' arrivato mio fratello' della ditta Castellano & Pipolo, commedia a elettroencefalogramma piatto. La coppia carbone s'è attaccata stavolta alla bimillenaria trovata dei gemelli eguali e diversi: il Pozzetto 1 è il goffo, tremulo e introverso Ovidio professore di ginnasio scherzato dagli studentelli e perseguitato dal Preside; il Pozzetto 2 è il disinibito imbroglione e sottaniere Raffaele, che fa il pianista a tempo perso. Il secondo cerca inutilmente di educare il primo a un approccio più disinvolto con la realtà. Tra i comici della sua generazione Pozzetto è quello che, per la sua mimica al rallentatore e la buffoneria sotto le righe, ha più bisogno di un copione, il meno disponibile alla recitazione a soggetto. Qui il testo è piatto come un asse da stiro e il contesto fa l'altalena tra battute pecorecce da televisione privata e zoomate su tette al vento." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 24 Dicembre 1985)

"Il risultato è che pur riuscendo, grazie al trucco fotografico, a tenere testa a se stesso in una sola immagine dialogando faccia a faccia con il fratello così diverso da lui, quando si propone come mite gli credi, quando tenta di rappresentarsi come protervo fa girare tutto a vuoto: la vicenda, gli effetti comici, i meccanismi dell'equivoco. Non vorrei tuttavia dire di no al film senza almeno salvarne qualcosa. L'inizio, soprattutto, con quel Pozzetto maestrino elementare impomatato e un po' obeso che i suoi scolari considerano quasi un tiro al bersaglio, e dopo quando, coinvolto dal fratello in un giro malavitoso, lo vediamo diventare una specie di Tarzan dei poveri sotto l'effetto di una presa di cocaina aspirata per sbaglio. Una gag già vista altre volta ma, proprio per il carattere di Pozzetto e le sue virtù comiche in sordina, risolta qui con particolare amenità, e senza che la caricatura pesante prenda mai il sopravvento sulla commedia cordiale. Non basta a fare un film, ma basta, almeno al critico, per non deluderlo fino in fondo." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo')