DUE FRATELLI

TWO BROTHERS

FRANCIA 2003
Negli anni '20 ad Angkor, in Cambogia, tra le rovine di un tempio vivono due tigrotti. Sono fratelli ma hanno caratteri del tutto diversi, Kumal è molto spericolato mentre Sangha è assai timido. Il loro destino sarà segnato dall'incontro con un cacciatore occidentale arrivato fin lì per saccheggiare le sacre statue contenute nel recinto del tempio. Kumal finirà in un circo e Sangha verrà addestrato ai combattimenti che un sadico principe fa organizzare per il suo divertimento.
SCHEDA FILM

Regia: Jean-Jacques Annaud

Attori: Guy Pearce - Aidan Mcrory, Jean-Claude Dreyfus - Eugene Normandin, Philippine Leroy-Beaulieu - Mathilde Normandin, Freddie Highmore - Raoul, Oanh Nguyen - Sua Eccellenza, Moussa Maaskri - Saladin, Vincent Scarito - Zerbino, Maï Anh Lê - Nai-Rea, Stéphanie Lagarde - Paulette, Jaran Phetjareon - Capo Villaggio, Bernard Flavien - Maggiordomo Di Sua Eccellenza, Nozha Khouadra - Sig.Ra Zerbino, Bo Gaultier De Kermoal - Ragazzo Del Circo, Annop Varapanya - Sergente Van Tranh, Alan Fairairn - Perito, Somjin Chimwong - Napoleon, Caroline Wildi - Donna Elegante All'Asta, Juliet Howland - Confidente, Thavirap Tantiwongse - Fotografo, Sakhorn Pring - Dignitario, Delphine Kassem - Bagnante Impaurita, Teerawat Mulvilai - Verlaine, Jerry Hoh - Sergente, David Gant - Banditore D'Asta

Soggetto: Jean-Jacques Annaud

Sceneggiatura: Jean-Jacques Annaud, Alain Godard

Fotografia: Jean-Marie Dreujou

Musiche: Stephen Warbeck

Montaggio: Noëlle Boisson

Scenografia: Pierre Quefféléan

Costumi: Pierre-Yves Gayraud

Effetti: Pascal Molina, Uli Nefzer, Jean-Marc Demmer, Igor Sekulic, Giuliano Dionisio Viganò

Altri titoli:

DEUX FRERES

Durata: 109

Colore: C

Genere: AVVENTURA

Produzione: PATHE', TWO BROTHERS PRODUCTIONS, RENN PRODUCTIONS, TF1 FILMS PRODUCTIONS, CANAL+

Distribuzione: MEDUSA (2004)

Data uscita: 2004-10-01

NOTE
- NESSUNA SCENA E' STATA RICREATA AL COMPUTER. IL FILM E' STATO GIRATO IN 169 GIORNI CON IL PRESIOSO AIUTO DI THIERRY LE PORTIER CHE HA FATTO IL CASTING DELLE TIGRI SCEGLIENDO QUELLE ABITUATE AGLI UOMINI E ALLE MACCHINE DA PRESA.
OGNI TIGRE HA AVUTO ALMENO TRE CONTROFIGURE, PER NON FARE STANCARE LE STAR.
SECONDO IL REGISTA LE TIGRI HANNO UN LINGUAGGIO CORPOREO STUPEFACENTE E SANNO RECITARE MOLTO BENE. USANO GLI OCCHI, LE ORECCHIE, E HANNO 40 VOCALIZZAZIONI DIVERSE. HANNO DEI SENTIMENTI FORTI, PAURA, DOLCEZZA, GIOIA, IL PROBLEMA STA NEL RIUSCIRE A COGLIERLI.
CRITICA
"Anche a voler dare per scontate le prodezze di una lavorazione senz'altro difficile, bisogna riconoscere ad Annaud un non piccolo merito: quello di evitare l'eccesso di antromorfizzazione degli animali, con cui casa Disney ha colonizzato l'immaginario di intere generazioni di spettatori. A un altro tipo di colonialismo, quello storico della Francia sull'Indocina, il regista s'oppone con altrettanta energia. Mettendo in scena i felini come autentici eroi da romanzo, con 'Due fratelli' Annaud ci offre un film semplice, riposante ed emozionante allo stesso tempo dove, a grattare un po' la crosta, si può anche trovare un sottotesto allegorico." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 1 ottobre 2004)

"Divertimento puro. Qualcuno direbbe per bambini. Ma siccome il buonismo verde è una caramella che non fa male a nessuno, perché non raccomandare 'Due fratelli' anche a chi non crede alla formuletta della natura pacioccona sempre alla mercé degli uomini (che mascalzoni)? A favore del film di Jean-Jacques Annaud gioca, inoltre, il solito jolly del cinema francese: con la differenza che l'alta qualità di recitazione non è stavolta patrimonio degli attori, bensì del formidabile team di trenta esemplari di tigri addestrate per le esigenze del copione dallo specialista Thierry Le Portier. (...) La scommessa vinta da Annaud sta, dunque, nel riuscire a bilanciare movenze ed espressioni umanamente comprensibili delle tigri con i diritti/doveri dell'innato istinto animalesco. Conta poco che l'implicito, appena abbozzato studio dell'intelligenza animale - e in particolare della cosiddetta memoria episodica, ben nota ai possessori di cani o gatti- lasci il posto a forzature, per così dire, fiabesche, a sommari transfert psicologici, a "recitazioni" in fin dei conti truccate dal super-domatore. Le sequenze della tigre che salta sul camion, del combattimento nell'arena, del salto attraverso il fuoco o dei faccia a faccia con il bambino e il cacciatore entusiasmano da sole." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 2 ottobre 2004)

"Con 'Due fratelli' Jean-Jacques Annaud esplora ancora una volta animali dai quali generalmente gli uomini fuggono. Ancora una volta ne rivela aspetti insospettabili, come le straordinarie capacità espressive. E ancora una volta, quando dietro la macchina da presa c'è lui, è bello vedere le belve che corrono, che si guardano, che combattono. Ma se ne 'L'Orso' le fiere erano dominate dall'istinto, qui sembrano assumere atteggiamenti (e vezzi) umani. Sono addirittura capaci di escogitare piani di fuga e, se non fosse per la crudeltà degli uomini che fanno assaggiare loro il sangue, dormirebbero placidamente abbracciate ai bambini, come fossero peluche. Siamo noi, ci dice il film, quelli cattivi davvero. Resta però un dubbio: perché la natura ha dotato le tigri di tali fauci, unghie e forza se il loro scopo ultimo era dormire disneyanamente abbracciate ai bambini?". (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 1 ottobre 2004)

"Salvate la tigre, diceva metaforicamente un film con Jack Lemmon. Annaud, autore del 'Nome della rosa', amplifica il messaggio col WWF: il felino rischia l'estinzione, ne sono rimasti solo seimila. (...) Rispetto a loro, e alle decine di controfigure, gli esseri umani, colti nel colonialismo francese anni '20, sono burattini senza interesse, che parlano come Clouseau nella 'Pantera rosa': ma l'attenzione e la sensibilità con cui Annaud entra nella fauna, spiando e scrutandone le reazioni, è paziente e straordinaria. Scritto in vacanza e girato sul Mekong, 'Due fratelli' è disneyano, ma cita anche 'E.T.' e alla fine risulta una divertente avventura melò-etnica, con accattivanti guaiti nella colonna sonora." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 2 ottobre 2004)