Barbablù

ITALIA 1941
Un nemico giurato delle donne è costretto dalle circostanze a tenere accanto a sé una ragazza fuggita da casa per sottrarsi all'ultimo momento a nozze non gradite. Come succede sempre in simili casi, dopo aver esaurito il solito repertorio di equivoci, accidenti e "battute" più o meno brillanti (non esclusa anche qualche volgarità), il film si conclude con l'unione dei due cuori che si sono scoperti casualmente gemelli.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Ludovico Bragaglia

Attori: Nino Besozzi - Conte Juan M. De Sezka, Lilia Silvi - Lilian Barrett, Umberto Melnati - Arcibaldo Cansfield, Nelly Corradi - Alina Barrett, Greta Gonda - Sonia, André Mattoni, Enzo Biliotti, Luigi Scarabello, Stefano Sibaldi, Vasco Creti

Soggetto: Luisa Maria Linares

Sceneggiatura: Carlo Ludovico Bragaglia

Fotografia: Mario Albertelli

Musiche: Dan Caslar

Scenografia: Piero Filippone

Durata: 75

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Produzione: FONO ROMA / LUX FILM

Distribuzione: LUX FILM

NOTE
- IL FILM E' STATO GIRATO A TIRRENIA E, CONTEMPORANEAMENTE, NE E' STATA FATTA UNA VERSIONE TEDESCA INTERPRETATA DA VERA BERGMAN, HANS STUWE, GRETA GONDA E ANDRE' MATTONI.

- LUIGI SCARABELLO, DI PROFESSIONE CALCIATORE, NELLA VITA ERA IL MARITO DI LILIA SILVI.
CRITICA
"Se ne avessi l'autorità vorrei dare a Lilia Silvi un consiglio. Di non lasciarsi, cioè, incantare da chi è disposto a passargliele tutte lisce, in virtù della sua giovinezza e della sua indubbia bravura. (...) Con lei, nel nostro cinema, tornò a rivivere la monella, una monella che, se Dio vuole, aveva l'età giusta per le monellerie. (...) E parve un miracolo e fu certo una festa per tutti (...) Purtroppo da quel momento Lilia Silvi fu la monella in titolo del cinema italiano. (...) Specie dopo questo film non si può non avere avvertito il pericolo che ella corre. Di cadere nel manierato, nel falso (...). Già in 'Scampolo' s'era notato in lei l'attitudine, deplorevolissima, a strafare. Ma in 'Barbablù', bisogna convenirne, ella passa la misura. Restituendoci, alquanto sciupata e sotto forma, direi, di caricatura, la primitiva immagine che aveva se non altro il dono della freschezza (...)". (Adolfo Franci, "Illustrazione Italiana", n. 48, 30 novembre 1941)