American Way - I folli dell'etere

Riders of the Storm

GRAN BRETAGNA 1986
Un gruppo di veterani del Vietnam da un aereo B-29 si inseriscono nelle trasmissioni radiofoniche per sabotare la campagna politica della Sig.ra Westinghouse, candidata al Senato e favorevole all'intervento di forze militari statunitensi in Sudamerica. La Westinghouse cerca di eliminare i veterani ordinando il lancio di missili contro l'aereo, ma l'impatto viene evitato e i veterani riescono a svelare un incredibile segreto riguardante la loro nemica...
SCHEDA FILM

Regia: Maurice Phillips

Attori: Dennis Hopper - Il Capitano, Michael J. Pollard - Tesla, Eugene Lipinski - Ace, James Aubrey - Claude, Nigel Pegram - Westinghouse, Al Matthews - Benedict

Soggetto: Scott Roberts

Sceneggiatura: Scott Roberts

Fotografia: John Metcalfe

Musiche: Brian Bennett

Montaggio: Tony Lawson

Scenografia: Evan Hercules

Costumi: Tudor George

Effetti: Andrew Eio

Durata: 110

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: PAUL COWAN E LAURIE KELLER PER KERRASH LIMITED E TAMBURRA FILMS

Distribuzione: WORLDWIDE DISTRIBUTION

CRITICA
"Sarà il remake della fama che Dennis Hopper sta vivendo come regista di 'Colors', sarà che il rock si vende sempre bene, specie quando si può fare il nome di Springsteen, sarà che i riflessi del Vietnam sono più che mai di moda, fatto sta che è arrivato, con due anni di ritardo dalla 'prima' a Venezia, anche questo bislacco e irriverente 'American way. I folli dell'etere', opera prima di Maurice Phillips, inglese emigrato in America e poi prontamente rientrato a Londra a causa del Vietnam. (...) Ma Phillips è bravo nel piegare ai voleri satirici lo spunto fantascientifico del film - lo sceneggiatore Scott Roberts giura che l'idea gli è venuta un giorno in cui, a Roma, gli è apparso Eisenhower -, spernacchiando sui perbenismi e sugli stallonismi, facendosi emozionalmente aiutare dalla colonna sonora che annovera grandi miti rock, coinvolgendo nello stile frenetico delle immagini (c'è il videoclip nel passato dell'autore) e sputando le battute, attori bravi e folkloristici come Hopper, o lo sgraziatissimo Michael J. Pollard, intorno cui fanno quadrato James Aubrey (il disc jockey), Al Matthews e William Armstrong. Nell'ombra, l'humour britannico offre in omaggio la sua acid revolution." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 30 Giugno 1988)

"Divertente, caotico, radicalmente satirico, volgare e trasgressivo, con bellissima musica, è il primo film di Maurice Phillips, 40 anni, inglese, pittore, autore di video musicali anche per Joe Cocker e Paul McCartney, legato al rock pure come manager della EMI Records. Oltre la farsa demenziale sulla società politica americana, oltre l'emozione di rivedere proiettati come background alcuni dei documenti più dirompenti della teleguerra vietnamita, oltre la comicità irriverente all'inglese, American Way offre una parabola intelligente sui media e una risposta al modesto dilemma: da chi aveva copiato in tv 'Lupo solitario'?" (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 Giugno 1988)

"E la presenza di Hopper ha un valore sostanziale per le tematiche del film che trasferiscono il travelling degli anni Settanta a bordo di un bombardiere che metaforizza una realtà ormai evidente: oggi si viaggia nell'etere (il titolo italiano doveva essere 'I folli dell'etere'), l'underground può prendere le rivincite sull'establishment attraverso la simulazione. Al posto delle fucilate a una moto di outsiders arrivano missili teleguidati contro un bombardiere di reduci. Si vince soltanto col trucco. Manca qualche volta al film la forza dello stile scelto, probabilmente perché si avverte il vuoto di una presenza in questo caso di animalesca proprietà: John Belushi." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 18 Giugno 1988)