Amata immortale

Immortal Beloved

USA 1994
Morto a Vienna il 26 marzo 1827 Ludwig Van Beethoven, nella casa di questi il suo amico e amministratore Anton Schindler scopre, in una caterva di carte da musica, appunti e abbozzi, uno strano foglietto: "La mia musica e tutte le mie proprietà andranno ad un solo erede... la mia amata immortale" (ma senza il nome della destinataria). Respingendo le pretese ereditarie di Johann, uno dei fratelli di Ludwig, e di Therese, la moglie di questi, e sorpreso di non sapere nulla in merito dopo anni di amicizia e collaborazione, Schindler si mette alla ricerca della donna misteriosa. La prima contattata è una nobile ungherese - Anna Marie Erdody - che Schindler ritrova in Patria: costei aveva avuto con Ludwig rapporti intensi, ma essa stessa dichiara che tutto era poi finito e che la eredità non può essere per lei. La seconda è la contessa Giulia Guicciardi, ora sposata, a suo tempo (a 17 anni) infatuatasi di Ludwig conosciuto ad un concerto e fatto assumere dal padre per averne lezioni di pianoforte. A detta di lei, è vero che Beethoven ebbe a richiederne la mano, ma fra i due - forse per la differenza di classe, o perchè lui, secondo il conte Guicciardi, era da considerare un repubblicano - l'amore si tramutò in amicizia. Poi le indagini conducono Schindler a Karlsbaad. Interrogata la padrona di un hotel e controllati i registri dei visitatori, ne emerge che a suo tempo, in una sera di pioggia violenta, una sconosciuta melata di nero aveva preso una camera, ma ne era fuggita quasi subito, pochi istanti prima che il compositore (impantanato in carrozza in un bosco) arrivaste in albergo, dove poi infuriato aveva fatto vari danni. La donna, a quanto ne deduce Schindler, è Johanna Van Beethoven, cognata di Ludwig, avendone sposato il fratello Caspar. In effetti Ludwig aveva osteggiato le notti e tentato perfino di fare arrestare Johanna, non volendo che Caspar sposasse una donna di strada. Successivamente Ludwig aveva poi vinto la causa in Tribunale, promossa per farsi nominare tutore del decenne nipote Karl, figlio di Johanna, per strapparlo ad una madre ritenuta indegna. Johanna è veramente colei che Ludwig aveva infinitamente amato e forse Karl era il frutto del loro amore. Da tempo ignorato per i tanti suoi eccessi dal pubblico di Vienna e dalla buona società, ricco ma malato, costretto per di più e da tanti anni a comunicare mediante lavagne o carta in quanto sordo, Ludwig rivede la cognata, accorsa perché lui è morente. Malgrado trionfi e gloria ed una fine così triste, l'amore tra Ludwig e quella donna da trivio si è mantenuto profondo e intatto.
SCHEDA FILM

Regia: Bernard Rose

Attori: Gary Oldman - Ludwig Van Beethoven, Isabella Rossellini - Anna Marie Erdody, Jeroen Krabbé - Anton Schindler, Valeria Golino - Giulia Guicciardi, Gerard Horan - Johann Van Beethoven, Marco Hofschneider - Karl Van Beethoven, Johanna ter Steege - Johanna Van Veethoven, Alexandra Pigg, Luigi Diberti, Matthew North, Claudia Solti, Christopher Fulford, Geno Lechner, Fintan McKeown

Soggetto: Bernard Rose

Sceneggiatura: Bernard Rose

Fotografia: Peter Suschitzky

Musiche: Ludwig van Beethoven

Montaggio: Dan Rae

Scenografia: Jirí Hlupý

Costumi: Maurizio Millenotti

Durata: 121

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO MUSICALE

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Produzione: BRUCE DAVEY

Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1995) - PANARECORD, RCS FILMS & TV

NOTE
- REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1995.
CRITICA
"Al film non si può negare una bella qualità visiva, sostenuta dalle scene di Jiri Hlupy e dai bei costumi di Maurizio Millenotti. E convince soprattutto la personificazione di Gary Oldman, un attore della scena londinese passato attraverso il killer di JFK e il Dracula di Coppola, ammirevolmente preparato (ha studiato perfino la diteggiatura dei brani che finge di eseguire al pianoforte) è in grado di cancellare dalla sua interpretazione ogni sospetto di stereotipo.
Abbiamo nominato Paul Muni e Volontè: è bene. Oldman si presenta come un plausibile epigone di quell'eletta schiera." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 5 aprile 1995)

"Praga, prototipo cinematografico d'ogni sfumatura di Mitteleuropa, fa le veci di Vienna, Sir George Solti dirige la London Symphony Orchestra e la più ovvia colonna sonora che possiate immaginare, Gary Oldman impersona un Beethoven rockstar (come Farinelli) sempre più sordo, sempre più capriccioso. 'Amata immortale' vorrebbe, in qualche modo, ricalcare l'estetica ridondante (ma geniale) dei film musicali anni settanta di Ken Russell, da 'L'altra faccia dell'amore' (su Ciaicovsky) a 'La perdizione' (su Mahler). Ma c'è kitsch e kitsch. Qui il cattivo gusto, nonostante le gradevoli scenografie e i costumi d'epoca, lascia l'amaro in bocca. Più che alla gioia, un inno alla noia." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 6 aprile 1995)

"Per gli amanti della buona musica, comunque, il film è una buona occasione di ascolto (tutte le composizioni, dirette da Sir Georg Solti, sono eseguite dalla London Symphony Orchestra) e i patiti dei film in costume vi troveranno tutto lo spazio necessario per le loro aspirazioni. Nonostante poi gli interpreti non facciano molto per dare ai personaggi le espressioni giuste. Come Beethoven c'è l'inglese Gary Oldman, somigliante solo in minima parte, eccezion fatta per certi celebri cipigli, il segretario è l'olandese Jeroen Krabbe, afflitto spesso da un visibile disagio, tra le donne consultate ci sono due attici italiane, Isabella Rossellini e Valeria Golino, entrambe però spesso imbarazzate dalle parrucche e dal trucco: nonostante vestano i costumi preziosi di Maurizio Millenotti." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 aprile 1995)