Amarsi può darsi

ITALIA 1999
Convocati dal giudice per discutere del loro divorzio, Davide e Giulia, attraverso i racconti fatti al magistrato, rivivono in una serie di flashback episodi della loro vita di trentenni perennemente giovani.
SCHEDA FILM

Regia: Alberto Taraglio

Attori: Claudia Gerini - Giulia, Claudio Santamaria - Davide, Claudio Contartese - Amerigo, Paola Cortellesi - Rita, Lucia Poli, Pierfrancesco Loche, Stefano Caprioli

Sceneggiatura: Giannandrea Pecorelli, Alberto Taraglio

Fotografia: Paolo Carnera

Musiche: Stefano Caprioli

Montaggio: Simona Paggi

Scenografia: Giada Calabria

Costumi: Marina Roberti

Durata: 95

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: MAURUZIO TINI PER SIDECAR FILM & TV - RAI CINEMA

Distribuzione: PABLO FILM (2001)

CRITICA
"Le catastrofi generazionali hanno il torto, poco giustificabile, di somigliarsi tutte. Si respira l'aria poco eccitante di piccole, poco avvincenti e potenziali 'case Vianello'. L'espediente di un giorno in pretura, zavorrato dal colpetto di scena che siamo in un sogno, è l'attenuante di un impianto narrativo a strip, a mosaico. Claudio Santamaria recita esattamente come farà in 'L'ultimo bacio'. Curiosità immobiliare: la casa in cui i due sposi vivono il loro 'dramma scandinavo' è la stessa usata da Ozpetek in 'Le fate ignoranti' ". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 1 aprile 2001)

"Dato che 'Amarsi può darsi' è tutto raccontato in chiave di grottesco, non si fatica a capire quale sia la chiave adottata dal debuttante regista (e sceneggiatore). L'alternanza dei punti di vista non è una novità: né lo è, certamente, la scelta di concepire gran parte della storia come il sogno allucinatorio di un personaggio. Il che permette di dare alle inquadrature un taglio irrealistico, di deformare situazioni e personaggi, di stilizzare i piccoli episodi della vita quotidiana. Ne esce un'imbarazzante sensazione. Pur trattando di argomenti attuali come la crisi della coppia, il film di Travaglio ha un aspetto vecchiotto. O peggio: in una stagione in cui il nostro cinema compie sforzi più che incoraggianti per diventare adulto, esala l'aria del cronico dilettantismo di ieri". (Roberto Nipoti, 'la Repubblica', 9 aprile 2001)

"Esordio alla regia di Alberto Taraglio, Ma l'escamotage funziona poco, la commedia non decolla, il ritratto generazionale è senza mordente". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 30 marzo 2001)

"Un gioco. Scritto e realizzato da un esordiente, Alberto Taraglio, con un passato però di sceneggiatore e di autore televisivo. L'idea del sogno è divertente, anche perché permette di fare il punto sulle vicissitudini di un amore e poi di un matrimonio dalla parte di quello che forse ha più torti. Ed è anche divertente quella ricostruzione surrale di un processo in cui il giudice esibisce puntigli da incubo mentre i protagonisti debbono vedersela con testimonianze quasi sempre a carico, frutti onirici, probabilmente, di rimorsi". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 marzo 2001)