Presso un consultorio medico si incontrano una prostituta, un travestito, un tossicodipendente, una coppia di innamorati... sono altrettante storie, violente o penose, di gente affetta dalla peste del secolo: la sindrome da immunodeficinza acquisita. Nel presentarci le varie vicende di esseri terrorizzati dall'idea di essere affetti dal contagio e portatori, magari inconsapevoli, di esso, il film vuole renderci partecipi di squallide esperienze e di desolanti confessioni umane, sui cui aspetti igienico-sanitari un consulente presente nell'ambulatorio è pronto a dare le informazioni possibili.
SCHEDA FILM
Regia: Peter Grandl
Attori: Frank Garbo - Frank, Nina Cronjager - Martina, Monic Creip, Birgit Winter - Liv, Johannes Jecloos, Robert Barry, Joy Dee, Sandra Nova
Soggetto: Peter Grandl
Sceneggiatura: Peter Grandl
Fotografia: Siegfried Krause
Musiche: Harry Wing, Sochen Zilch, Buddy J. Raindom
Montaggio: Oscar Berger
Durata: 98
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Produzione: GUNTER SCHLESINGER FILMPRODUKTION (MUNCHEN)
Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI - CAIPTOL INTERNATIONAL VIDEO
CRITICA
"Fra i titoli più interessanti (e divertenti) visti all'ultimo festival di Salsomaggiore, poche settimane fa, figurava 'Un virus non ha morale', dissacratoria commedia nera che il regista tedesco nonché militante gay Rosa Von Praunheim ha dedicato (non senza intenzioni educative) al flagello dell'Aids. Lo riferiamo per dovere di cronaca, poiché e improbabile che il film circoli mai al di fuori di festival e rassegne in Italia. Ma anche per sottolineare il contrasto con quanto invece arriva sui nostri schermi, sempre pronti ad accogliere le proposte più inutili e dozzinali. Difficile infatti immaginare qualcosa di più fotoromanzesco e confuso di questo Aids, il pericolo strisciante, che vede quattro personaggi coinvolti in un modo o in un altro dal dramma della malattia ritrovarsi in un consultorio per raccontare le loro tristi (quanto esemplari si suppone) storie di vita vissuta. Prostituzione, tossicodipendenza, omosessualità, travestitismo, follia, etc. Un autentico bignamino della degradazione fisica e morale servito con insopportabili accenti da cinema-verità e per giunta nemmeno privo di ambizioni, a giudicare dalle inopinate citazioni del 'Giovane Holden' e di 'Stranger Than Paradise'. Un film tristemente, colpevolmente immorale, dedicato a un virus che non conosce morale." (Fabio Ferzetti,'Il Messaggero', 17 Maggio 1986)