Una storia senza nome

- Regia:
- Attori: - Valeria Tramonti, - Alessandro Pes, - Amalia Roberti, madre di Valeria, - Alberto Rak, - Vitelli, - Diego Spadafora, - Riccardo, - Irene, - Onofri - Ministro della Cultura, - Agate, - Presidente del Consiglio, - Nemi - Ministro Economia, - Seminerio, - Augusto Trezzi, - John Morris, - Mario, - Jerzy Kunze
- Sceneggiatura: Roberto Andò, Angelo Pasquini, Giacomo Bendotti - (collaborazione)
- Fotografia: Maurizio Calvesi
- Musiche: Marco Betta - Edizioni Musicali New Emergency Music
- Montaggio: Esmeralda Calabria
- Scenografia: Giovanni Carluccio
- Arredamento: Giada Esposito
- Costumi: Lina Nerli Taviani
- Suono: Fulgenzio Ceccon
- Aiuto regia: Gianluca Mazzella
- Durata: 110'
- Colore: C
- Genere: NOIR
- Specifiche tecniche: DCP, (1:2.35)
- Produzione: ANGELO BARBAGALLO PER BIBI FILM, CON RAI CINEMA, COPRODOTTO CON PATRICK SOBELMAN PER AGAT FILMS & CIE - PARIGI
- Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
- Data uscita 20 Settembre 2018
TRAILER
RECENSIONE
Una storia senza nome, ma una storia vera, tratta dalla cronaca, e ancora senza finale: il furto avvenuto a Palermo del 1969 della Natività di Caravaggio. Ci fu dietro, davanti e di lato la mafia, ci fu un superpoliziotto a indagare, e c’è materia cinematografica, sicché Una storia senza nome, co-scritto e diretto da Roberto Andò.
Un regista di cui conosciamo cultura e classe, che qui conferma l’eleganza del tratto, la sprezzatura affabile, il piacere drammaturgico, la pulizia narrativa: un thriller, in cui autorialità e identità, trattativa Stato-mafia e adesione al genere si accostano, compenetrano e adagiano tra trama e ordito senza colpo ferire, con calma e assertività.
Fuori Concorso alla 75esima Mostra di Venezia, attesta la predilezione di Andò per il registro corale, l’affabulazione mite e il cinema di parola, nonché la salda direzione d’attori, da Micaela Ramazzotti a Renato Carpentieri, da Alessandro Gassmann a Laura Morante.
Nel film, la giovane, avvenente e autocastigata Valeria (Ramazzotti, dedita), segretaria di un produttore cinematografico, esiste più che vivere, prestando la penna a un sceneggiatore bellimbusto (Gassmann, istrionico) e condividendo il pianerottolo con la madre punitiva (Morante, charmant): il tran-tran s’incrina quando un poliziotto in pensione (Carpentieri, perfetto) le offre “una storia senza nome” sul misterioso furto di un Caravaggio, da cui le verranno palpiti, pericoli e, sì, drastici cambiamenti…
Tra antropologia mafiosa di stretta osservanza cinematografica e Cinema all’apogeo della decadenza (il maestro Jerzy Kunze incarnato dal superbo Jerzy Skolimowski che cita Viale del tramonto…), metacinema e autoironia, Una storia senza nome non si prende sul serio, ma nemmeno è faceto: la politica che vuole alzare il rating italiano grazie al Caravaggio, la mafia pronta a venderlo (150 milioni…), il dipinto che non c’è, e l’Italietta che scrive, delinque e vive nello stesso modo, da fantasma.
NOTE
- FILM RICONOSCIUTO D'INTERESSE CULTURALE, REALIZZATO CON IL SOSTEGNO ECONOMICO DEL MINISTERO DEI BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO - DIREZIONE GENERALE CINEMA, CON SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO ATTRAZIONE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE (POR FESR LAZIO 2014‐2020) E FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO, PROGETTO COFINANZIATO DALL'UNIONE EUROPEA.
- FUORI CONCORSO ALLA 75. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2018).
- CANDIDATO NASTRI D'ARGENTO 2019 PER: MIGLIOR PRODUTTORE, SCENEGGIATURA, MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (MICAELA RAMAZZOTTI).
CRITICA
"Da un fatto di cronaca (...) fino a un film (realizzato dopo mille traversie) dentro un film, quello di Roberto Andò. Trama (...) complicata. Ma alla fine la commedia vince sul giallo. Parlando di arte, non è un film capolavoro, ma di raffinata fattura." (LM, 'Il Giornale', 21 settembre 2018)
"(...) 'Una storia senza nome' di Roberto Andò intreccia realtà e finzione, noir e commedia, e torna ad affrontare un tema caro al regista, quello dell'impostura e dell'inganno, come se, sulla scia di Pirandello, l'identità fosse qualcosa da costruire e proteggere. Perché, come spesso nella vita, nessuno è quello che dice di essere nel film, dove il cinema rivendica il ruolo di strumento investigativo per arrivare alla verità. (...)." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 21 settembre 2018)