T2 Trainspotting

2.5/5
Operazione nostalgia per Danny Boyle. Che sovrappone presente e passato dei protagonisti, dimenticando qualcosa per strada

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GRAN BRETAGNA 2017
Prima c'è stata un'occasione... poi c'è stato un tradimento. Sono passati vent'anni. Molte cose sono cambiate, ma altrettante sono rimaste le stesse. Mark Renton torna all'unico posto che da sempre chiama casa. Lì ad attenderlo ci sono Spud, Sick Boy, e Begbie, insieme ad altre vecchie conoscenze: il dolore, la perdita, la gioia, la vendetta, l'odio, l'amicizia, l'amore, il desiderio, la paura, il rimpianto, l'eroina, l'autodistruzione e la minaccia di morte. Sono tutti in fila per dargli il benvenuto, pronti ad unirsi ai giochi.
SCHEDA FILM

Regia: Danny Boyle

Attori: Ewan McGregor - Renton, Ewen Bremner - Spud, Jonny Lee Miller - Simon, Sick Boy, Robert Carlyle - Francis Begbie, Kelly Macdonald - Diane, Shirley Henderson - Gail, James Cosmo - Mr. Renton, Anjela Nedyalkova - Veronika, Simon Weir - Jailhoose, Steven Robertson - Stoddart, Irvine Welsh - Mikey Forrester

Soggetto: Irvine Welsh - libri

Sceneggiatura: John Hodge

Fotografia: Anthony Dod Mantle

Musiche: Rick Smith

Montaggio: Jon Harris

Scenografia: Mark Tildesley, Patrick Rolfe

Arredamento: Véronique Mélery

Costumi: Rachael Fleming, Steven Noble

Altri titoli:

Trainspotting 2

Durata: 117

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: libri "Porno" e "Trainspotting" di Irvine Welsh (ed. TEA)

Produzione: ANDREW MACDONALD, DANNY BOYLE, CHRISTIAN COLSON, BERNIE BELLEW PER DNA FILMS, DECIBEL FILMS, CLOUD EIGHT FILMS

Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA

Data uscita: 2017-02-23

TRAILER
NOTE
- SEQUEL DEL FILM "TRAINSPOTTING" DIRETTO DALLO STESSO DANNY BOYLE NEL 1996.

- FUORI CONCORSO AL 67. FESTIVAL DI BERLINO (2017).
CRITICA
"Naturalmente non era facile passare dal nichilismo giovanile delle droghe ai rimpianti e alla disillusione della mezz'età, o poco meno, sia pure camuffati da 'reunion'. Ma è proprio questo triplo salto mortale a rendere l'indiavolato 'T2' così dannatamente divertente da vedere (luci, inquadrature, effetti di montaggio: quella che per tanti registi mediocri è solo retorica, per Boyle e il suo direttore della fotografia Anthony Dod Mantle è un'arte) e insieme così terribilmente lucido e amaro. Di colpo siamo costretti a vederci riflessi in quei tossici criminali. Nessuno si sarebbe identificato in loro per un secondo. Ed ora eccoli depositari di tutto ciò che di buono c'era (anche) nella loro epoca. Perché nemmeno l'abuso di droghe lenisce i morsi della nostalgia. Ma la cosa più importante è che tornando sui luoghi delle loro scelleratezze giovanili, e rinfacciandosi senza pietà bassezze e occasioni perdute mentre cercano di realizzare un ultimo colpaccio insieme, questi amici/nemici avranno anche modo di analizzare, riordinare, forse perfino capire il senso delle loro avventure. Scoprendosi tristemente simili a tanti altri maschi meno avventurosi della loro età (bellissimo il ritorno di Mark/Ewan McGregor nella cameretta della sua adolescenza: un cliché a cui Boyle dà nuova vita), ma anche protagonisti loro malgrado di una balorda epopea. Quella dei romanzi di Welsh e poi dei film di Boyle. Alla fine è questo forse il regalo - avvelenato - della nostra epoca. La memoria, la consapevolezza. Lungo i magnifici titoli di coda un intero mondo crolla, letteralmente. Ma non è detto che quello venuto dopo sia migliore." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 febbraio 2017)

"'Trainspotting' fu un pugno nello stomaco e acquisì in breve lo status di oggetto di culto, che tutt'oggi conserva. Il ritratto nichilista di una periferia giovanile e proletaria britannica in antitesi con la visione costruttiva e classista di un Ken Loach, sviluppo radicale dell'ancora timido antagonismo sociale raccontato tra anni 50 e 60 dal Free Cinema. Ma qui il nuovo messaggio di pentimento per le derive e le rovine causate, c'è poco da fare, risulta più debole e sbiadito. E in realtà il personaggio che risulta più potente è quello interpretato da Carlyle: disperatamente irriducibile nell'attaccamento a una vita di espedienti e di piccoli soprusi - tristissimo e toccante il suo confronto con il figlio per bene e studioso, che si preoccupa di fargli capire di non voler seguire le sue orme. Troppo tardi (anche ammesso che lo voglia) per inseguire il cambiamento." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 23 febbraio 2017)

"(...) ancorché sempre nutrito dai romanzi di Irvine Welsh, non è un capolavoro come il prototipo però esibisce ancora in grande spolvero i quattro protagonisti sul saliscendi dello stile eversivo di Boyle.(...) Inutile stare a sottilizzare: quello che conta, visto che l'effetto deflagrante era in partenza irrecuperabile, è la cinica esaltazione del piacere di un istante, lo humour dissacrante a 180 gradi e il ghigno di un progetto anarchico non negoziabile con qualsivoglia retorica." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 23 febbraio 2017)

"Piacerà perché i personaggi sono azzeccati come quelli del 1997 e gli attori sono anche più bravi. E le loro odierne vicende plausibili (e giustamente prevedibili). È assente l'arma vincente del '97: la provocazione. La cifra narrativa scelta da Danny Boyle è stavolta la malinconia, una tristezza che scivola in platea come un sottile messaggio di morte." (Giorgio Carbone, 'Libero', 23 febbraio 2017)

"Se il primo film era calato nel suo tempo, questo seguito, che si alimenta proprio dell'ineluttabile trascorrere di questo, con le disillusioni e il naufragare dei sogni giovanili, sembra una tiepida minestrina. Le operazioni nostalgia, al cinema, difficilmente lasciano il segno. Come questo sequel." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 23 febbraio 2017)

"(...) non è convenzionale l'impegno stilistico a incorniciare le macerie di una generazione esorbitante e spavaldamente autodistruttiva di eroinomani: Boyle ricorre, nel bene e nel male, a spezzoni memo-lisergici del primo film e la macchina del tempo si mette in moto. Cast efficace proprio all'anagrafe. Meno convincente il piano di realtà della vicenda." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 3 marzo 2017)