SPARTACO

ITALIA 1952
Il milite romano Spartaco, avendo preso le difese della bella schiava Amitis, viene ridotto in schiavitù da Licinio Crasso. Arruolato nei gladiatori di Lentulo, Spartaco subisce un trattamento severo e tenta più volte la fuga. Quando i gladiatori, scossi dal suo vibrante appello, iniziano la rivolta, Spartaco si mette alla loro testa e s'allontana con loro da Roma. Ferito dai soldati di Rufo, durante un'azione di pattuglia, Spartaco si rifugia presso Sabina, la giovane figlia di Crasso, innamorata di lui. Sabina l'accoglie teneramente e ne fa il suo amante. Superata la crisi, Spartaco ritorna dai suoi, che guida al vittorioso assalto del campo fortificato di Rufo. L'inattesa sconfitta getta l'allarme tra i senatori: Crasso convoca Spartaco, che riesce ad ottenere la promessa della libertà per sé e per i suoi seguaci. Nel frattempo però i ribelli, turbati per l'assenza di Spartaco, decidono un folle attacco frontale alle schiere romane. Spartaco s'unisce ai suoi e cade nella battaglia, che si trasforma in un'immane carneficina.
SCHEDA FILM

Regia: Riccardo Freda

Attori: Massimo Girotti - Spartaco, Carlo Ninchi - Marco Licinio Crasso, Vittorio Sanipoli - Rufo, Ludmilla Tchérina - Amitis, Yves Vincent - Ocnomas, Carlo Giustini - Artorige, Nerio Bernardi, Umberto Silvestri - Letulo, Teresa Franchini, Darix Togni - Un Gladiatore, Renato Baldini - Un Gladiatore, Cesare Bettarini, Gianna Maria Canale - Sabina

Soggetto: Jean Ferry, Maria Bory

Sceneggiatura: Jean Ferry, Gino Visentini, Maria Bory

Fotografia: Gábor Pogány

Musiche: Renzo Rossellini

Montaggio: Mario Serandrei

Scenografia: Franco Lolli

Altri titoli:

GLADIATORE DELLA TRACIA (IL)

Durata: 103

Colore: B/N

Genere: MITOLOGICO

Produzione: CONSORZIO SPARTACUS, API FILM (ROMA) - RIALTO FILM (PARIGI)

Distribuzione: API FILM - PANTMEDIA

NOTE
IL FILM, PRESENTATO IN VERSIONE INTEGRALE, POTREBBE CONTENERE ALCUNE SCENE ELIMINATE AL'EPOCA DELLA SUA RAPPRESENTAZIONE IN ITALIA PER MOTIVI CENSORI E CHE NON E' STATO POSSIBILE DOPPIARE.
CRITICA
"Non ci sono parole adeguate per dire cosa sia questo film. Siamo rimasti allibiti di come il cinema possa scendere cosi in basso (...). Si scorgono salturiamente alcune buone inquadrature di ricostruzioni, o meglio di addobbi fatti all'Arena di Verona. Ma tutto si perde in quel baratro di insulsaggini che ha il suo culmine nel dialogo (...). E' tra le peggiori prove di Freda (...)". (E. Fecchi, "Intermezzo", n. 5 del 15/3/1953).