PRIVATE PARTS

USA 1997
Sull'aereo Howard Stern attacca discorso con Gloria, la ragazza che gli siede accanto e le fa il racconto della propria vita. L'infanzia, l'adolescenza, il college, l'incontro con Allison, gli inizi dell'attività nelle radio locali. Poi, a partire dal 1977, si succedono le tappe di una carriera che porta Stern a parlare dai microfoni di stazioni radio sempre più importanti, fino alla NBC di New York nel 1982. Il tratto caratteristico delle sue trasmissioni è quello della provocazione, quasi sempre legata ad espressioni verbali riguardanti il sesso o a situazioni erotiche. Come in precedenza, anche a New York si verificano accesi contrasti con il direttore, ma poi l'ascolto sale, e lui diventa il numero uno. Nel luglio 1985 parla a Central Patk ad una folla esultante, che ne decreta il definitivo successo. Il viaggio è finito. All'aeroporto ad attendere Stern c'è la moglie Allison con i tre figli piccoli. Passa Gloria, Stern la ferma e le chiede se vuole vivere una storia a tre con loro due. Poi spera di convincere la moglie ad un rapporto a due con Gloria. La provocazione continua.
SCHEDA FILM

Regia: Betty Thomas

Attori: Irene De Cook, Irene Gde Cook, Julie Gawkowski, Lee Wilkof - Marvin, Henry Goodman - Moti, Richard B. Shull, Robin Quivers - Robin Quivers, Mary McCormack - Alison Stern, Fred Norris - Fred Norris, Jackie Martling - Jackie Martling, Gary Dell'Abate - Gary Dell'Abate, Richard Portnow - Ben Stern, Kelly Bishop - Ray Stern, Paul Giamatti, Melanie Good, Bobby Boriello, Michael Maccarone, Matthew Friedman, Carol Alt - Gloria, Howard Stern - Howard Stern, Allison Janey

Soggetto: Howard Stern

Sceneggiatura: Len Blum, Michael Kalesniko

Fotografia: Walt Lloyd

Musiche: Van Dyke Parks

Montaggio: Peter Teschner

Scenografia: Charles Rosen

Durata: 103

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO

Tratto da: TRATTO DAL LIBRO OMONIMO DI HOWARD STERN

Produzione: IVAN REITMAN PER PARAMOUNT PICTURES E RYSHER ENTERTAINMENT

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR (1998)

CRITICA
"Con una struttura narrativa poco salda (la sceneggiatura, sulle orme dell'autobiografia, è di Lon Blum e Michael Kalesuiko) e con dei modi di rappresentazione pronti a denunciare ad ogni pagina le origini televisive della regista Betty Thomas: ritmi lenti pause tenute a lungo, spazi eccessivi (e si capisce perché) concessi ai 'numeri' radiofonici dei protagonisti. Non sempre, oltre a tutto, per le persone per bene, gradevoli da ascoltarsi." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 giugno 1998)

"Costruito come un lungo flashback, 'Private Parts' è un film curioso e acido che la regista Betty Thomas mette al riparo dai rischi dell'autocelebrazione. Chiaro che Stern si diverte a mettere in scena se stesso, parodiandosi e glorificandosi sul filo dell'autobiografia; ma, più che il ritratto di questo scaltro animatore radiofonico in bilico tra amori hendrixiani e aspirazioni borghesi, piace il modo in cui il film ripropone gli anni Ottanta. Quelli del riflusso, delle bionde siliconate, della deregalation reaganiana. Doppiato coraggiosamente da Roberto Certonà (certi film andrebbero visti in originale), Stern risulta un simpatico enigma: fisicamente ricorda il nostro Richard Benson, ma se a milioni seguono le sue tirate politicamente scorrette ci sarà pure un motivo?" (Michele Anselmi, 'L'Unità', 4 giugno 1998)

"Parti intime, genitali, 'Private parts' è un bellissimo film, dal linguaggio piuttosto esplicito e forte, del 1997. Nei paesi anglosassoni è già diventato un cult da Mezzanotte. E' stato diretto senza grandi svolazzi lirici da Betty Thomas (ex attrice, era la sergente Bates in 'Hill Street', poi autrice tv) e scritto, divertendosi un mondo, e con la logica dello scacchista vincente, da Len Blum ('Polpette, Strips') e Michael Kalesniko. Supervisione di Ivan Reitman, il maestro del demenziale tollerabile, scostumato e un po' machista (lanciò John Belushi). Dunque una commedia 'professionale' che racchiude una sorpresa inaspettata. Ha come un segreto, un doppio fondo acido... Insomma, attenzione, è la parodia di ciò che glorifica." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 30 maggio 1998)