My name is Tanino

ITALIA 2001
Tanino, un giovane siciliano di vent'anni, incontra Sally, una ragazza americana in vacanza in Sicilia. I due si scambiano un bacio fugace e subito dopo Sally riparte per gli Stati Uniti, dimenticandosi la sua videocamera. Tanino, affascinato dal sogno americano e desideroso di rivedere la ragazza, decide di partire per l'America con la scusa di riportarle l'oggetto dimenticato, ma una volta arrivato, dopo una serie di avventure poco piacevoli, si rende conto che l'America non è esattamente come la sognava.
SCHEDA FILM

Regia: Paolo Virzì

Attori: Corrado Fortuna - Tanino, Rachel McAdams - Sally, Frank Crudele - Angelo Maria Li Causi, Mary Long - Santa Li Causi, Beau Starr - Omobono, Domenico Mignemi - Basilio, Jessica De Marco - Angelina, Lori Hallier - Sig.ra Leslie Garfield, Barry Flatman - Michael Garfield, Licinia Lentini - Marinella, madre di Tanino, Salvo Compagno - Giuseppe, Marina Orsini - Giuliana, Ornella Giusto - Marinella da giovane

Soggetto: Paolo Virzì

Sceneggiatura: Francesco Piccolo, Paolo Virzì, Francesco Bruni

Fotografia: Arnaldo Catinari

Musiche: Carlo Virzì

Montaggio: Jacopo Quadri

Scenografia: Ian Brock, Sonia Peng

Costumi: Alex Reda

Effetti: Proxima Srl

Durata: 100

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2,35)

Produzione: VITTORIO CECCHI GORI PER VITTORIA E MARIO FILM

Distribuzione: MEDUSA (2003)

Data uscita: 2003-05-30

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO ALLA 59MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2002)

- PREMIO 'GUGLIELMO BIRAGHI' 2004 A CORRADO FORTUNA, CHE HA RICEVUTO IL PREMIO ANCHE PER LA SUA INTERPRETAZIONE IN "PERDUToAMOR" DI FRANCO BATTIATO
CRITICA
"Chiamiamolo 'Virzì Touch'. Sul filo di un io narrante impetuoso e tenero, il regista impagina un cine-romanzo di formazione on the road che invita al sorriso ma non disdegna i sapori della disillusione". (Michele Anselmi, 'Il Giornale', 6 settembre 2002)

"A prima vista il pìcaro stordito di Virzì satireggia certi ambienti giovanili, la faciloneria scambiata per apertura, l'ignoranza coltivata come sostituto d'innocenza, e lo fa con abbastanza affetto per donare a Tanino grazia e dabbenaggine in parti uguali, mentre sulle figure di contorno non ci va con la mano leggera. Ma più Tanino, col suo sfrontato bagaglio antico-moderno, fugge, si illude, si ficca nei guai fino all'incontro fatale col mitico Chinawsky, cineasta maledetto a metà fra Bukowski e Abel Ferrara, più questo film girato fra mille difficoltà e bloccato per mesi dal fallimento di Cecchi Gori, pare alludere ad altro. Al retaggio impenetrabile di Tanino, a quel padre forse ucciso davvero dalla mafia, ai vani rovelli di un eroe che ostenta filiazioni letterarie ma è condannato a provare parodie di sentimenti, non sentimenti veri. Come un cugino scervellato e definitivamente globalizzato di 'Ovosodo', dunque senza più la bellezza, l'ingenuità, l'amara allegria di chi fa pochi chilometri e pensa di poter cambiare il mondo o almeno se stesso. Il contrario di quanto accade in questo film disuguale, imperfetto, qua e là un po' facile, che però coglie assai bene la sorridente e assai poco divertente rassegnazione contemporanea". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 maggio 2003)

"Il quinto film di Paolo Virzì, sugli schermi dopo che è già pronto il sesto 'Caterina va in città', è il meno riuscito del brillante regista livornese. Affiancato nella scrittura dal fedele Francesco Bruni e da Francesco Piccolo. Gli autori hanno miscelato diversi spunti. Le letture americane fatte da ragazzi, probabilmente anche l'America stradaiola e picaresca di Mark Twain. Le sensazioni di un loro viaggio 'da provinciali' in America. I ricordi di un'esperienza da esaminatori alla Scuola Nazionale di Cinema. Dall'insieme nasce il loro Tanino emblematico di innumerevoli Tanini: ventenni entusiasti e approssimativi, ferocemente aspiranti a fare il cinema perché del cinema innamorati, radicali e intransigenti nei loro gusti pur se spavaldamente ignorantissimi. Virzì nutre un affetto sconfinato per la sua sintesi di tutti i Tanini conosciuti, un po' anche in se stesso". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 31 maggio 2003)