LO ZAPPATORE

ITALIA 1950
Un contadino che col suo lavoro ha raggranellato un discreto patrimonio, decide di mandare il suo unico figlio Carlo all'università. Carlo studia legge ed ottenuta la laurea, apre studio d'avvocato; ma i clienti sono scarsi. Un amico lo consiglia a far vita elegante, per conoscere gente ed aumentare il giro degli affari. Carlo accetta il consiglio; ma la vita mondana lo costringe a spese superiori ai suoi mezzi, cosicché ben presto deve ricorrere ad uno strozzino. Per ottenere il danaro; che gli è necessario, Carlo falsifica la firma di suo padre. Al paese s'era fidanzato ad una brava ragazza; ma ormai la paesana non gli piace più. Il solito amico gli fa conoscere una vedova argentina; che lo irretisce e lo spinge alla dissipazione. Una sera perde al gioco tutto il suo denaro. Il vincitore glielo rende poco dopo, ma mentre i due s'avviano verso casa, il compagno di Carlo viene abbattuto da una pistolettata misteriosa. Carlo, accusato d'assassinio, è arrestato: rimesso in libertà dopo qualche tempo, riprende la sua vita disordinata. Il padre, che ha dovuto pagare molte cambiali con la sua firma falsificata, vede deperire la moglie, straziata dal pensiero del figlio. Recatosi alla città, affronta Carlo, che dopo una scena drammatica, si getta nelle sue braccia e ritorna per sempre al paese.
SCHEDA FILM

Regia: Rate Furlan

Attori: Nino Marchesini - Padre Di Carlo, Marisa Merlini, Nico Pepe, Tecla Scarano, Vito Verde, Enzo Romagnoli, Angelo Dessy, Clelia Genovesi, Vera Furlan, Valeria Valeri, Clara Auteri Pepe, Silvio Rossi, Gabriele Ferzetti - Carlo

Sceneggiatura: Rate Furlan, Roberto Amoroso

Fotografia: Franco De Paolis

Musiche: Rate Furlan

Scenografia: Rate Furlan

Altri titoli:

RINNEGO MIO FIGLIO

RITORNO

Durata: 80

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: DALLA CANZONE OMONIMA DI LIBERO BOVIO E FERDINANDO ALBANO

Produzione: ROBERTO AMOROSO PER SUD FILM

Distribuzione: REGIONALE (SUD FILM) - AVO FILM

NOTE
CRITICA
"Sappiamo bene che film di questo genere e di questa levatura hanno un loro pubblico al quale pare riescano graditi. Questo però non impedisce di deplorare che, dopo oltre mezzo secolo di cinema, in Italia si produca ancora certa roba. Chiediamo solo a chi è in grado di provvedere, che alla nostra cinematografia vengano almeno evitati il pericolo e l'onta dell'esportazione di queste ignominie". (A. Albertazzi, "Intermezzo", n. 3/4 del 28/2/1951).