La notte del giudizio

The Purge

2/5
Spunto interessante, esito deludente: DeMonaco "purga" l'horror e lo trasforma in un pamphlet manicheo di fantapolitica

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USA 2013
In un'America dove la disoccupazione e la criminalità sono ai minimi termini, il governo ha previsto dodici ore ogni anno in cui qualsiasi attività criminale, compreso l' omicidio, non verrà punita. In quel lasso di tempo notturno, non si può chiamare la polizia, gli ospedali sospendono il servizio e i cittadini possono regolare i conti. Senza essere perseguiti. Così, quella notte, James Sandin e la sua famiglia - la moglie Mary e i due figli - si rinchiudono dentro casa aspettando l'alba sperando di non trasformarsi a propria volta nei mostri da cui si nascondono. Ma poi, un uomo indifeso bussa alla loro porta...
SCHEDA FILM

Regia: James DeMonaco

Attori: Ethan Hawke - James Sandin, Lena Headey - Mary Sandin, Adelaide Kane - Zoey Sandin, Max Burkholder - Charlie Sandin, Edwin Hodge - Straniero, Rhys Wakefield - Straniero gentile, Tony Oller - Henry, Arija Bareikis - Sig.ra Grace Ferrin, Tom Yi - Sig. Cali, Chris Mulkey - Sig. Halverson, Tisha French - Sig.ra Halverson, Dana Bunch - Sig. Ferrin, Peter Gvozdas - Dott. Peter Buynak

Sceneggiatura: James DeMonaco

Fotografia: Jacques Jouffret

Musiche: Nathan Whitehead

Montaggio: Peter Gvozdas

Scenografia: Melanie Paizis-Jones

Arredamento: Karuna Karmarkar

Costumi: Lisa Norcia

Durata: 85

Colore: C

Genere: THRILLER

Produzione: JASON BLUM, SEBASTIEN KURT LEMERCIER, MICHAEL BAY, ANDREW FORM, BRADLEY FULLER PER PLATINUM DUNES, BLUMHOUSE PRODUCTIONS, WHY NOT PRODUCTIONS

Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY

Data uscita: 2013-08-01

TRAILER
CRITICA
"L'insopportabile vicino, il capo che non reggi, la suocera che non ne puoi più, il tuo rivale in lavoro, amore e denaro, il ricco e il povero, il debole e il forte, il diverso e l'uguale: chi vorresti ammazzare? Probabilmente tutti. Al netto della pietas, della carità e quant'altro, è sempre 'homo homini lupus': che faresti, dunque, se una notte all'anno potessi commettere qualsiasi tipo di crimine senza conseguenze? Rimarresti tappato in casa aspettando l'alba o scenderesti in strada per cercare giustizia o, meglio, vendetta? Interrogativi nati al volante, quando lo sceneggiatore James DeMonaco e la moglie rischiarono di morire per un pirata della strada. James avrebbe voluto asfaltarlo, lei lo dissuase, ma risalendo in macchina si lasciò sfuggire 'LA domanda': «Non sarebbe bello se una volta l'anno potessimo sfogarci liberamente?». Così, qualche anno addietro, venne concepito 'La notte del giudizio' (The Purge), un thriller distopico scritto e diretto da DeMonaco, perché «volevo che la gente parlasse della violenza in America». (...) che cosa sei disposto a fare per proteggere i tuoi cari? E si possono barattare le vite umane? Piovono pietre sulla società della sperequazione, quella americana dei pochi ricchissimi e i tanti poveri cristi, cui anche noi ci stiamo avvicinando a gran passi. Mail bersaglio è ancora più in là, ed è politico, morale: dente per dente, occhio per occhio in 12 ore, e poi tutti buoni fino al prossimo sfogo, può essere la soluzione finale? Il soggetto è interessante, echeggia lo 'Stalker' di Tarkovskij, 'La zona' del messicano Rodrigo Plà, i 'Funny Games' di Haneke e affonda la penna nei nostri più inconfessi desideri di pulizia, ma 'La notte del giudizio' è un'occasione sprecata. Una volta tanto che il soggetto giusto taglia la strada a Hollywood, non c'è il necessario passaggio di consegne: dopo script di genere ('Assault on Precinct 13' e 'II negoziatore') e un'unica dimenticabile regia ('Staten Island'), DeMonaco traduce in yankee il 'ghe pensi mi' e il 'faso tuto mi'. Tutto e male, perché questa sua 'opera' seconda sfrutta un decimo dei cavalli nel motore sociologico e politico, bruciando le premesse in un brutto film di genere: ambizioso, decerebrato, senza vera suspense, senza angoscia sociale, senza quid. No, la notte non porta giudizio: la prossima volta che hai un'idea, caro James DeMonaco, non essere egoista e citofona a Michael Mann. Scommettiamo che ti apre?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 1 agosto 2013)

"Piacerà a non pochi spettatori. Soprattutto se avranno l'accortezza di non prendere la storia troppo sul serio (come un futuribile con qualche possibilità di attuazione). No, le pretese (e ne ha parecchie il film di DeMonaco) impiombano il film invece di farlo volare alto. Ma, come racconto a suspense sul tema del fortino assediato, secondo il modello del 'Distretto 13: le brigate della morte' di Carpenter, il film funziona eccome. Anche più dell'antico modello. Perché i cattivi non sono i soliti teppisti tatuati, ma i vicini della porta accanto. I bamboccioni ingrassati nell'ozio, i manager fighetti paurosi in genere di sporcarsi le mani, il compagno di bar che per dodici ore smette di innaffiare il giardino e brandisce una mannaia. Dai e dai, DeMonaco racconta talmente bene la sua orgia di violenza, che dal cinema esci colla sottile angoscia. Possibile che sia tutta una balla? È così impossibile che un giorno le belve dilaghino nella città?" (Giorgio Carbone, 'Libero', 1 agosto 2013)

"Tanti gli spunti di riflessione per un film sorprendente anche se pieno di falle." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 25 luglio 2013)