Killer Elite

- Regia:
- Attori: - Danny Bryce, - Spike, - Hunter, - Davies, - Meier, - Anne, - Martin, - Agente, - Pennock, - Harris, - Bakhait, - Colonnello Fitz, - Campbell, - Capitano James Cregg, - Jake, - Maggiore Simon McCann, - Sceicco Amr, - Diane, - Fiennes, - Dutchy, - Gowling, - Porter, - Finn, - Bazza, - Justice, - Joey, - Karim Bux, - The Don, - Hussain, - Salim, - Ali
- Soggetto: Ranulph Fiennes - (romanzo)
- Sceneggiatura: Matt Sherring
- Fotografia: Simon Duggan
- Musiche: Johnny Klimek, Reinhold Heil
- Montaggio: John Gilbert (II)
- Scenografia: Michelle McGahey
- Arredamento: Rolland Pike
- Costumi: Katherine Milne
- Effetti: Georges Demétrau, Comen VFX, Dragon Digital Intermediate, Iloura, The Senate Visual Effects Limited
- Durata: 116'
- Colore: C
- Genere: THRILLER
- Specifiche tecniche: SUPER 35 (3-PERF) STAMPATO A 35 MM /D-CINEMA (1:2.35)
- Tratto da: romanzo "The Feather Men" di Ranulph Fiennes
- Produzione: OMNILAB MEDIA, AMBIENCE ENTERTAINMENT, CURRENT ENTERTAINMENT, INTERNATIONAL TRADERS, PALOMAR PICTURES
- Distribuzione: KEY FILMS (2012)
- Data uscita 1 Giugno 2012
TRAILER
RECENSIONE
Sgombriamo il campo da eventuali equivoci: questo di Gary McKendry, col Killer Elite di Sam Peckinpah non ha nulla a che fare, oltre all’omonimia. Se quella era una storia di spie e di ex-amici, questa è una storia di sicari e di colpi andati a male. Classici, tutti e due. Ma dove in uno si vedeva la mano (benché sinistra) di un maestro, qui è proprio la mano dell’esordiente a latitare.
La trama vede al centro Danny, un sicario che ha deciso di smettere e di rifarsi una vita con Anne. Ovviamente però non potrà, perché il suo amico Hunter è stato preso in ostaggio da un sultano per cui si era rifiutato di compiere un lavoro particolarmente pericoloso. Thriller dai veli spionistici, tra mercenari, forze speciali inglesi e schegge impazzite scritto da Matt Sherring, il film vorrebbe essere in un certo senso il lato grezzo e spericolato della Talpa.
Come nel film di Alfredson, anche in Killer Elite si muove un’umanità stanca e sfiduciata in un contesto storico – gli anni ’80 – che paiono usciti dall’attualità con la depressione economica globale, la corsa al petrolio e le guerre sporche in Medioriente. Tolto però lo sfondo, il film resta nel novero del thriller tradizionale, tra vendette, sentimenti virili e sogni di vite impossibili, condite ovviamente da sparatorie, inseguimenti, scazzottate. Ma l’andamento episodico e rallentato scelto da McKendrick non aiuta il film né lo spettatore a trovare un cuore e un centro abbastanza affascinanti.
Tolte le annotazioni ideologiche (quanto poco credibili appaiono gli USA che accusano il Regno Unito di ambiguità e imperialismo?), resta un film del tutto incompiuto, che vorrebbe rilanciarsi di continuo e finisce per non partire mai e che soffre la mancanza di mano e occhio di McKendrick: tanto per l’azione mal ripresa, quanto per la suspense inesistente e persino per il lato umano che si limita alla solita donna lasciata sola. A Jason Statham basta una sedia a cui è legato per dare spettacolo e quella di Robert De Niro è più di una comparsata di lusso, ma il film non regge e non coinvolge. Facendo rimpiangere l’omonimo film di Peckinpah, ingiustamente sottovalutato, specie alla luce del film di McKendrick.
CRITICA
"Come si fa a distinguere i killer buoni dai killer cattivi? Facile: i secondi massacrano a pagamento mentre i primi lo fanno in nome del senso dell'onore, del cameratismo, dell'amicizia. (...) Ci assicurano che il soggetto si basa su fatti autentici, documentati nel libro di un ex agente delle SAS. Sarà anche vero, ma questo non rende il film dell'esordiente McKendry più interessante. Malgrado qualche scena dinamica (quella iniziale, ad es.), domina la piattezza di una sceneggiatura pigra e senza sorprese, che non sa valorizzare l'insolito contesto geopolitico. Jason Statham, sempre più refrattario alle emozioni, mette al servizio dell'impresa solo le sue grosse braccia. Quanto a Robert DeNiro e Clive Owen, in versione testosteronica, avrebbero il dovere di spiegarci cosa ci facciano in un film così." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 1 giugno 2012)
"Più che sulla storia in sé, piuttosto ingarbugliata, il regista esordiente Gary McKendry ha puntato su quei continui scontri fra i personaggi non lesinando ritmi così incalzanti da far trattenere il respiro, mettendo in moto le consuete auto che, dopo vari spericolatissimi inseguimenti, saltano in aria, seguendo da vicino Danny in vicende che lo vedono perfino buttarsi da un edificio in un altro, mentre si impegna arditamente in tutte le trappole che gli vengono tese, uscendole solo con qualche graffio... Inutile andare oltre. Chi ama i film d'azione è servito. Il critico sospende il giudizio, salvo a lodare un po' quelle tecniche con cui il regista tende a far sembrare vero l'inverosimile e a mandare un saluto a De Niro che, con la sua carriera, accetta ancora parti del genere!" (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 1 giugno 2012)
"'Killer Elite' si ispira a un libro basato sulla propria esperienza dell'ex agente Ranulph Fiennes, che all'uscita (1991) fece scalpore in quanto racconta di un episodio di lotta intestina all'interno della S.A.S, il più temuto e segreto corpo speciale dell'esercito britannico. Tuttavia il modo in cui l'esordiente Gary McKendry ha adattato la storia sullo schermo non disturberà nessuno perché rientra in pieno nei canoni del cinema d'azione. (...) Lo spionistico è privo di finezze e il tono troppo enfatizzato e compiaciuto, ma come eroi dai muscoli di acciaio e l'animo disilluso, gli interpreti, incluso De Niro, appaiono bene in parte." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 1 giungo 2012)
"Gli action-thriller hanno la spada di Damocle dello stereotipo e questo titolo ne incarna parecchi. Manca il ritmo e, salvo qualche scena d'azione, la noia regna sovrana. Povero De Niro: che fine carriera." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 1 giugno 2012)
"Piacerà ai fan dell'avventura che non verranno delusi Non solo per la presenza di un trio d'assi. Ma anche per qualche osservazione non banale tra le pieghe del racconto. I killer tutto sommato giocano pulito. I loro datori di lavoro, no. Anzi mai." (Giorgio Carbone, 'Libero', 1 giugno 2012)