Il genio della truffa

Mathstick Men

Ridley Scott passa al genere brillante: con Cage al traino e (quattro) finali a sorpresa

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USA 2003
Roy è un truffatore professionista, che vende improbabili depuratori di acqua al telefono e soffre di varie fobie. Per questo la sua vita deve essere organizzata in ogni minimo dettaglio. L'improvviso arrivo della figlia adolescente, di cui ignorava l'esistenza, sconvolge la sua vita e quella del suo protetto Frank.
SCHEDA FILM

Regia: Ridley Scott

Attori: Nicolas Cage - Roy, Sam Rockwell - Frank Mercer, Alison Lohman - Angela, Bruce Altman - Dr. Klein, Tim Maculan - Farmacista, Bruce McGill - Frechette, Beth Grant, Daniel Villarreal, Melora Walters

Soggetto: Eric Garcia

Sceneggiatura: Nick Griffin, Ted Griffin

Fotografia: John Mathieson

Montaggio: Dody Dorn

Scenografia: Tom Foden

Costumi: Michael Kaplan

Durata: 120

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Tratto da: romanzo omonimo di Eric Garcia

Produzione: WARNER BROS, HORSEPOWER ENTERTAINMENT, IMAGEMOVERS

Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA

Data uscita: 2003-09-26

NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO ALLA 60.MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2003).
CRITICA
"Il pregio di 'Matchstick' è nel ritmo sostenuto e nella confezione professionale. Spiace che un pubblico di giornalisti e cinefili attentissimo a scrivere nero per negro, non vedente per cieco, disabile per minorato e non-bella per brutta, abbia riso continuamente dei mali - che esistono e sono crudeli - del personaggio di Cage". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 3 settembre 2003)

"A parte i suoi grossi meriti diseducativi, il film ci offre un bell'esempio di efficienza spettacolare made in Usa. Funziona tutto, dalla regia alla sceneggiatura alla recitazione. Vent'anni fa quando Nicolas Cage esordì in cinema eravamo tra quelli che asserivano che era un vero cane, che con quella faccia da bamba trovava lavoro perché era nipote di Francis Ford Coppola. (...) Ora chiediamo venia. E' vero che ha sempre la stessa faccia, ma questo non gli impedisce di essere sempre giusto in ogni film. E che dire di Ridley Scott? Alla sua prima vera commedia, il regista de 'Il gladiatore' dimostra di appartenere a una razza forse quasi estinta, quella dei grandi registi capaci di fare di tutto". (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 settembre 2003)

"Il film scritto benissimo non è importante ma brillante, divertente e ha un ritmo quasi perfetto". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 settembre 2003)

"Negato per la commedia, Nicolas Cage trova finalmente modo, nel 'Genio della truffa', di essere convincente. (...) I pregi del film sono comunque altri, meno labili, in particolare il ritmo sostenuto e la confezione professionale. La California dello sfondo è solare e la fotografia non la sbiadisce per dare allo spettatore l'impressione che la vita dei personaggi sia la schifezza che è. Anzi il contrasto fra la luminosità degli esterni e la penombra degli iperpuliti appartamenti di Cage contrastano felicemente nel delineare un distacco psicologico. Come sempre l'inglese Scott fa buon cinema industriale americano: sempre meglio che il cattivo cinema artigianale europeo". (Adriano De Carlo, 'Il Giornale', 26 settembre 2003)

"Più va avanti, più questa commedia diretta da Ridley Scott si rivela tanto brillante quanto superficiale e inoffensiva. Ovviamente non è un problema di regia, Scott renderebbe eccitante anche l'elenco del telefono. Ma a forza di dosare veleni e contravveleni, come vuole il cinema omogeneizzato di oggi, si finisce per restare nell'intrattenimento più conformista e consolatorio. Nel '90 un altro inglese di stanza a Hollywood, Stephen Frears, girò un'altra storia di truffe e famiglie, il cupo e inquietante 'Rischiose abitudini'. Certo, dietro aveva un magnifico noir di Jim Thompson, qui invece si parte da un abile romanzetto di Eric Garcia ('La carogna') opzionato ancor prima di uscire. Una volta si diceva che dai piccoli libri nascono i grandi film. Non sempre". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 settembre 2003).

"Diamo il bentornato al talento a lungo disperso del 65enne Ridley Scott con un film alla Frank Capra, per lui anomalo se si pensa a 'Blade Runner', 'Hannibal' e al 'Gladiatore', un'operetta buffa ma non innocente, una divertente commedia con super stangata. (...) 'Matchstick man' entra nel genere di film sui bidoni di cui fa parte anche un Fellini d'annata: Scott disegna, lui inglese, senza alzare il tiro sulla morale californiana, due caratteri riusciti su un contesto di pazzia sociale quasi incontrollata e si affida a un abile romanzo di Eric Garcia, pubblicato da Salani. Scritto in perfetto tempismo a ping pong di battute da Ted, autore di 'Ocean's Eleven' e Nicolas Griffin l'elegante thriller alterna il gusto giallo di imbrogliare il prossimo, magari fingendosi televenditori e guardie di finanza e il rosa di famiglia tipo Sinatra anni 50, su una California abitata da un pizzico di follia. Alla fine, un sospetto positivo: basta ridurre le pretese sociali e fuggire verso il lieto fine con la cassiera del supermercato". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2003)

"La cifra vera del film è nel montaggio, che tagliuzza le azioni (anche le più insignificanti, come la caccia a Roy ad ogni granello di polvere che inquini la sua moquette) in mille frammenti, creando un corrispettivo visivo della paranoie del protagonista. Merito di Dody Dorn, una signora di 48 anni che ha montato 'Memento', il film alla rovescia di Christopher Nolan dove il montaggio è tutto. Come dire: un genio. Del cinema, non della truffa". (Alberto Crespi, 'L'Unità', 27 settembre 2003)