I duri di Oklahoma

Oklahoma Crude

USA 1973
Sorda alle offerte d'acquisto da parte della società petrolifera 'Pan Oklahoma', che è già entrata in possesso di molti terreni lì intorno, Lena Doyle, armata di una trivella e con l'aiuto di un indiano, sonda da sola il terreno di una collinetta di sua proprietà. Ma la società non demorde e incarica il cinico Hellman di acquistare la collina a qualsiasi prezzo. A questo punto Lena si vede costretta ad accettare l'aiuto di suo padre, Cleon, che ha assoldato un vagabondo, Mason, per contrastare la società con ogni mezzo. Le reiterate violenze di Hellman e dei suoi uomini non cessano neppure con l'intervento del figlio del presidente della società petrolifera. Questi prima uccidono l'indiano, poi picchiano Mason e la stessa Lena e infine assassinano anche Cleon, cercando di impossessarsi della collina in ogni modo, anche con assedi e incendi. Ma nella terra sottostante la collina non c'è nulla e a Lena, senza più nulla, non resta che decidere di seguire Mason lontano da lì.
SCHEDA FILM

Regia: Stanley Kramer

Attori: George C. Scott - 'Mase' Mason, Faye Dunaway - Lena Doyle, John Mills - Cleon Doyle, Jack Palance - Hellman, William Lucking - Marion, Harvey Jason - Wilcox, Ted Gehring - Wobbly, Rafael Campos - Jimmy, Harvey Parry - Bliss, Jerry Brown - Rucker, Cliff Osmond - Uomo massiccio, John Hudkins - Bloom, Woodrow Parfrey - Avvocato, Bob Herron - Dulling

Soggetto: Marc Norman

Sceneggiatura: Marc Norman

Fotografia: Robert Surtees

Musiche: Henry Mancini

Montaggio: Folmar Blangsted

Scenografia: Alfred Sweeney

Costumi: Bill Thomas

Effetti: Alex Weldon

Durata: 102

Colore: C

Genere: AVVENTURA DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, PANAVISION, TECHNICOLOR

Produzione: STANLEY KRAMER PRODUCTIONS

Distribuzione: CEIAD

CRITICA
"Per quanto il film sia stato diretto da un apprezzato autore, si ha l'impressione che questa volta egli si sia principalmente impegnato nel raccogliere un cast di tutto rispetto, senza rivivere con adeguata intensità il dramma delle poche persone schiacciate dalla prepotenza di una mastodontica azienda industriale. Per quanto, al di là di alcuni cedimenti di ritmo, la tecnica in genere non meriti appunti, il lavoro non aggancia l'attenzione e, soprattutto, non suggerisce riflessioni proporzionali all'ingiustizia consumata. La figura della donna, indurita dalla lunga situazione di lotta, è poco credibile e poco 'femminile'. Le due figure di uomini che l'aiutano nonostante la sua disperata avversione, sono patetici ma poco plausibili. Il personaggio del bieco persecutore sembra l'incarnazione di una potenza diabolica tratta da certe raffigurazioni medievali esasperate fantasticamente." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 76, 1974)