Gloria

- Regia:
- Attori: - Gloria, - Rodolfo, - Marcial, - Pedro, - Ana, - Maria, - Gabriel, - Luz, - Hugo, - Flavia, - Nana
- Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Gonzalo Maza
- Fotografia: Benjamín Echazarreta
- Montaggio: Soledad Salfate, Sebastián Lelio
- Scenografia: Marcela Uribi
- Costumi: Eduardo Castro
- Durata: 109'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: DCP (1:2.39)
- Produzione: JUAN DE DIOS LARRAÍN, PABLO LARRAÍN, SEBASTIÁN LELIO, GONZALO MAZA PER FABULA, NEPHILIM PRODUCCIONES
- Distribuzione: LUCKY RED
- Data uscita 10 Ottobre 2013
TRAILER
RECENSIONE
Piccola ma significativa sorpresa dell’ultimo Festival di Berlino, Gloria di Sebastián Lelio (qui al suo quarto lungometraggio) è un film che conferma il buon momento che sta attraversando il (nuovo) cinema cileno.
La Gloria del titolo è una donna di 58 anni, divorziata e con due figli già adulti e indipendenti. Per combattere la solitudine, riempie le sue giornate di svariate attività e di notte va alla ricerca di amori fugaci, frequentando feste per single della sua età: una sera incontra Rodolfo, uomo fresco di separazione dalla moglie, per il quale inizia molto presto a provare un sentimento profondo.
Alternando sequenze drammatiche a momenti più ironici, Lelio realizza una pellicola leggermente studiata a tavolino, che ha nella caratterizzazione di Gloria il suo pregio migliore.
Il regista costruisce un personaggio credibile, in grado di trasmettere tutto il disagio di ritrovarsi soli nel mondo di oggi: il merito va anche all’ottima Paulina García, straordinaria scoperta, che si è meritata l’Orso d’argento come miglior attrice del concorso berlinese. Meno convincenti gli interpreti di contorno, incapaci di tenere testa all’intensa protagonista.
NOTE
CRITICA
"Un personaggio, un paese. Tra i film più sorprendenti quest'anno alla Berlinale c'era una storia d'amore costruita giocando con sottigliezza su contrasti e analogie fra la protagonista e l'ambiente in cui vive. Ovvero fra una donna che non ha nessuna intenzione di arrendersi all'età, e un paese immerso nel classico passato che non passa. (...) una serie di scene orchestrate a meraviglia che danno sfumature sempre più aspre a questa cruda parabola amorosa. Firmata da un regista di 39 anni ma già protagonista di una piccola personale alla Mostra di Pesaro. Uno dei nomi di punta di una cinematografia che ultimamente riserva molte sorprese." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 ottobre 2013)
"Il finale sulla canzone di Umberto Tozzi (in spagnolo), che porta lo stesso nome della protagonista e dà il titolo al film del cileno Sebastián Lelio, è l'emozionante coronamento di un film emozionante. A maggior ragione in quanto la scommessa è quella di rendere perfino accattivante, e travolgente come un'eroina, una figura che a prima vista risulterebbe del tutto grigia e anonima, deprimente. (...) Paulina García è stata premiata con l'Orso d'argento di Berlino come miglior attrice. E speriamo di vederla correre con il film all'Oscar." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 10 ottobre 2013)
"Incastonata nella colonna sonora di due vecchi successi popolari, 'I Feel Love' (1977) di Donna Summer e 'Gloria' (1978) di Umberto Tozzi, la commedia dolce amara di Sebastián Lelio racconta lo sbocciare e il morire di un rapporto che sembra offrire alla protagonista un'inattesa, rivitalizzante occasione di amore, un'illusione di seconda giovinezza. (...) Una materia così poteva scadere in romanzo rosa o risolversi in mélo, invece Lelio e il suo bravo sceneggiatore Gonzalo Maza, optando per un registro minimalista, provvedono a costruire un interiorizzato, sfumato ritratto di donna su uno sfondo dove ogni elemento (a partire dal personaggio Rodolfo) ottiene il giusto rilievo senza che mai una nota risulti falsa. Fra gioiosa voglia di vivere, malinconia, ironia, disincanto, Paulina García interpreta Gloria in un misto di disarmante verità e pieno controllo dei mezzi, che le hanno meritato l'Orso d'oro a Berlino."(Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 10 ottobre 2013)
"Il nostro cineconsiglio del weekend è (...), udite udite!, il cileno 'Gloria' che non è un remake del vecchio 'Gloria' di John Cassavetes. Semmai, è un omaggio a tante cose che hanno arricchito la storia del cinema, a tanti film che hanno semplicemente scelto di pedinare un personaggio e di raccontarci la sua vita. Potrebbe persino essere considerato una versione al femminile di 'Umberto D.' di Vittorio De Sica: la storia di una solitudine che incarna lo spirito di una collettività. (...) Anche per merito di un'attrice superba come Paulina García (ben doppiata da Cristina Lionello), il film diventa pian piano la metafora di un Paese che deve fare i conti con molte memorie ingombranti, ma che nonostante tutto lotta per trovare una propria strada nella vita. Il tutto senza minimamente appesantire il tessuto narrativo di una storia da vedere. P.S. La risposta alla domanda che tutti vi state facendo è «sì»: sì, la canzone 'Gloria' c'è nel film. Quella di Umberto Tozzi, certo (a cosa pensavate, a quella di Van Morrison? Per cortesia...). Il film è pieno di musica e nel finale impazza una cover spagnola del pezzo di Tozzi. E una delle canzoni più famose del mondo, e in America Latina spopola da anni. Se lo meritava, un film." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 10 ottobre 2013)
"Acclamato all'ultima Berlinale, il quarto e buon film del cileno Lelio si nobilita della straordinaria interpretazione di Paulina García - meritatamente Orso d'argento - un'attrice dal talento fuori dal comune. Sua è la capacità lunare di modulare i toni della pellicola, giustamente cucitale addosso con scrittura-regia di qualità. Prodotto dalla factory del connazionale Pablo Larraín (regista della trilogia sulla dittatura, 'Tony Manero', 'Post Mortem' e 'NO') 'Gloria' è una commedia intelligente in profondità, a tratti esilarante, mai prevedibile. Ed è l'ennesima conferma dell'ottimo stato di salute di cui gode un certo tipo di cinema 'made in Cile'." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 10 ottobre 2013)
"Amara commedia cilena sulla solitudine della seconda (quasi terza) età. Una storia tirata troppo in lungo, che, dopo l'ottimo spunto iniziale, tende a ripetersi. (...) L'occhialuta, sovrappeso Pauline García è brava, il suo nudo frontale disgustoso." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 ottobre 2013)
"Imperdibile film cileno diretto da Sebastian Lelio (...). Ritratto riflesso del paese, di una società ormai omologata e del sorprendente cinema cileno ('Post mortem', 'I giorni dell'arcobaleno'). Ma il vero jolly è Paulina Garcia, straordinaria e contagiosa." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 ottobre 2013)