Ciao America

Auf Wiedersehen Amerika

GERMANIA 1994
Isaac, il suo amico Moshe e Genovefa, moglie di Moshe, partono in nave da New York per la Polonia. Finiscono in Germania, festeggiano il Natale a Berlino e alla fine raggiungono la Polonia. Ma lì tutto è cambiato.Isaac si trova una moglie e Genovefa un appartamento. Per loro tutto si risolve facilmente, almeno per un po di tempo: una coppia di Danzica e l'altra a Brighton Beach.
SCHEDA FILM

Regia: Jan Schütte

Attori: Otto Tausig - Isaak Aufrichtig, Jakov Bodo - Moshe Lustgarten, Zofia Merle - Genovefa Lustgarten, Ruben S. Hudson - Mahatma, Manny Jacobowitz - Schmuel, Stanislaw Michalsky - Ufficiale di Marina, Christa Berndl - Zofia Steinmann, Ben Lang - Perlmutter, Josh Mostel - Abe, Aleksander Bardini - Padre Ladislao, Edith Beleith - Infermiera, Irving Lanchart - Commesso, James Lally - Portiere, Isabell Laskowska - Malgoscha, Josh Kornbluth - Sam, Henryk Bista - Agente Immobiliare, George Tabori - Ziffer

Sceneggiatura: Thomas Strittmatter, Jan Schütte

Fotografia: Thomas Mauch

Musiche: Claus Bantzer

Montaggio: Renate Merck

Scenografia: Katharina Wöppermann

Durata: 86

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: NOVOSKOP FILM

Distribuzione: BIM - CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 1995.
CRITICA
"Un road movie della terza età. Un Woody Allen proletario. Un'acida, malinconica, raffinata commedia yiddish. 'Ciao America' porta lo stesso titolo italiano d'uno dei primi film di Brian De Palma (che però, anarchico e irriverente, era accompagnalo da un punto esclamativo finale) ma è diretto da un quarantenne regista tedesco, Jan Schuttle, conosciuto soprattutto per la sua opera d'esordio, 'Cibo per draghi'. In comune con quel film ambientato tra i cinesi di Germania, i sapori multietnici e multilinguistici, l'incisiva scrittura apparentemente disadorna, lo sguardo attento alle sollecitazioni del paesaggio esterno, lo humour pacato e appuntito. (...) Peccato che il doppiaggio italiano (nonostante gli sforzi) non renda il brio delle varie lingue parlate (inglese maccheronico, ebraico, polacco tedesco), perché 'Ciao America' è un piccolo film scritto benissimo, amaro, ironico, interpretato con grande naturalezza, dimesso ma non lacero, antispettacolare ma non tedioso, esilarante ma non chiassoso." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 29 Agosto 1995)

"Se il racconto rimane un po' sottotono ciò è dovuto alla necessità di armonizzarlo, in una chiave naturalistica, con il profilo umano e culturale dei tre protagonisti: attempati ebrei polacchi emigrati a Brooklyn ai tempi delle persecuzioni naziste. Genovefa e suo marito Moshe hanno nostalgia della loro città natale, Prengowa, e si imbarcano sulla stessa nave in cui per errore, è finito anche Isaac, amico di Moshe. Ma il ritorno alle radici, tra piccole liti e taglienti schermaglie verbali, subirà un'imprevista variazione di percorso. Dalle estranianti luci di Brighton Beach, alla Berlino del postcomunismo, alla Polonia dal volto umano simboleggiata dalla sorridente signora di cui Isaac si invaghisce, il terzetto yiddish attraverserà il nuovo emisfero multietnico dove le delusioni e le certezze non hanno più un oceano di mezzo. Jan Schuttle firma così una commedia in agrodolce, il cui titolo si riferisce alla scelta di uno soltanto dei suoi viaggiatori al tramonto." (Alfredo Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 31 Agosto 1995)

"Assecondato da tre interpreti straordinari, Schuttle disegna con tenerezza e umorismo i suoi personaggi trasferendoli da una parte all'altra dell'Oceano senza salti di stile e di atmosfera: visto attraverso gli occhi di Isaac, Moshe e Genovefa il litorale di Brighton Beach sull'Atlantico assomiglia moltissimo a quello di Danzica sul Mare del Nord. E chissà quanti sono gli immigrati che, con un percorso opposto a quello dei loro connazionali abbagliati dal sogno americano, stanno tornando nel luogo d'origine dove i loro pochi dollari gli permettono di sentirsi più ricchi. Contribuendo a rimescolare le carte delle etnie, almeno speriamo, in senso contrario a quello che vorrebbero i nazionalisti retrivi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 25 Agosto 1995)