Belluscone. Una Storia Siciliana

4/5
Maresco squarcia gli Orizzonti di Venezia71. Riflessione amara e irresistibile sul fallimento umano, politico e artistico del nostro paese

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ITALIA 2014
Il critico cinematografico Tatti Sanguineti arriva a Palermo per ricostruire le vicissitudini di "Belluscone. Una storia siciliana", l'ultima fatica di Franco Maresco, il suo "film mai finito" che avrebbe voluto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia, attraverso le disavventure di Ciccio Mira (impresario palermitano di cantanti neomelodici, organizzatore di feste di piazza, imperterrito sostenitore del Cavaliere e nostalgico della mafia di un tempo) e di due artisti della sua "scuderia", Salvatore De Castro in arte Erik e Vittorio Ricciardi, che in cerca di successo decidono di esibirsi insieme nelle piazze palermitane con la canzone "Vorrei conoscere Berlusconi".
SCHEDA FILM

Regia: Franco Maresco

Attori: Ciccio Mira, Vittorio Ricciardi, Salvatore De Castro, Tatti Sanguineti, Salvo Ficarra, Valentino Picone

Soggetto: Franco Maresco

Sceneggiatura: Franco Maresco, Claudia Uzzo

Fotografia: Luca Bigazzi, Tommaso Lusena de Sarmiento, Irma Vecchio

Montaggio: Franco Maresco

Scenografia: Cesare Inzerillo, Nicola Sferruzza

Suono: Luca Bertolin - presa diretta

Aiuto regia: Francesco Guttuso, Giuliano La Franca, Claudia Uzzo

Durata: 94

Colore: B/N-C

Genere: DOCUFICTION

Specifiche tecniche: DCP (16:9)

Produzione: REAN MAZZONE PER ILA PALMA, DREAM FILM, IN COLLABORAZIONE CON SICILIA CONSULENZA E FRENESY FILM COMPANY

Distribuzione: PARTHÉNOS

Data uscita: 2014-09-04

TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ASSOCIATI: FAUSTO AMATO, SILA BERRUTI, LUCA GUADAGNINO.

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI, PREMIO ARCA CINEMAGIOVANI MIGLIOR FILM ITALIANO ALLA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2014).

- DAVID DI DONATELLO 2015 COME MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO.
CRITICA
"Non è (...) la denuncia a interessare Maresco, nelle sue immagini l'attualità va oltre la cronaca, e questa è la loro potenza, e ciò che gli permette di non rimanere impigliate nella logica della «realtà» così come è. È lo sguardo che produceva le apocalissi di 'Cinico tv', crudele e insieme pieno di compassione verso quelle creature immobilizzate in un paesaggio senza salvezza. Lo stesso che pervade questa Palermo/Italia dall'apparenza scanzonata, che Maresco scortica con malinconica consapevolezza. Non si tratta di nostalgia, per carità, e del resto di cosa? Delle speculazioni selvagge, di una corruzione remota e immutabile, della menzogna e delle stragi? Malinconico è semmai il pensiero sul senso del proprio ruolo, che significa fare oggi un cinema che parla del «vero». Maresco non è un moralista, non punta il dito o cerca colpevoli che garantiscano risposte rassicuranti. Costruisce la sua inchiesta dentro all'immaginario, nella televisione di anni e anni, nelle trasmissioni delle emittenti locali. Berlusconi è questa cosa qui, o molte altre, ma al di là di lui c'è un paesaggio umano, quello di ora, in cui la visione di Renzi a 'Amici' col suo giubbino nero non è tanto meglio. Non è, dunque, semplicemente questione della trattativa stato-mafia, ma è qualcosa che va al di là, qualcosa che tutto questo raggruppa e produce, una sorta di pensiero collettivo ineffabile, che solo la finzione del vero, può cogliere nella sua radicale verità. Sta a noi cogliere il fascino di Berlusconi o Belluscone in un paese che ha bisogno di sentirsi protagonista, e davanti alle sue macerie preferisce distogliere gli occhi. Lui, Maresco, si interroga a sua volta, e quel sentimento malinconico, è questa sua commuovente ostinazione, che oscilla tra comico e tragico, risata e spavento per un presente in cui tutto si confonde, e appare normale, quotidiano. Il limite è infranto, Ciccio Mari è sparito, e così Maresco. E il cinema?" (Cristina Piccino,' 'Il Manifesto', 3 settembre 2014)

"Si ride parecchio vedendo 'Belluscone'. (...) Il merito è di Franco Maresco, geniale regista palermitano che ha preferito disertare Venezia per non «sporcare» la sua opera con polemiche, pensa un po', su Berlusconi. (...) La differenza rispetto alla valanga di film e documenta rivisti finora sul tema è la cifra ironica. Al posto del livore giustizialista (...), si predilige il tono scanzonato. Il tutto confezionato in un documentario su cui però s'innesta un altro giallo: l'improvviso ritiro di Maresco, scoraggiato dalle difficoltà di completare l'inchiesta. Per ricostruire le ragioni del suo eclissarsi indaga l'amico e critico Tatti Sanguineti. (...) sebbene tutto sia realizzato col tono dissacrante di quella che potremmo definire una Iena più colta e sagace, e i denti, anziché digrignare, si aprano spesso alla risata, rimane l'incertezza se ci sia più materia per la critica cinematografica o peri tribunali e le querele per diffamazione." (Maurizio Caverzan, 'Il Giornale',1 settembre 2014)