Angel-A

FRANCIA 2005
André è un vagabondo senza arte né parte ma con un cuore nobile e generoso. Un giorno André incontra una bellissima bionda, Angel-A, una creatura celeste scesa sulla terra sotto le spoglie di una donna scandinava, per aiutarlo a ritrovare la dignità perduta e la fiducia in sé stesso...
SCHEDA FILM

Regia: Luc Besson

Attori: Jamel Debbouze - Andre', Rie Rasmussen - Angel-A, Gilbert Melki - Franck, Serge Riaboukine - Pedro, Michel Chesneau - Poliziotto, Olivier Claverie - Segretario Americano, Todd M. Thaler - Padre di Angela, Jean-Marc Montalto - Addetto alla reception, Franck-Olivier Bonnet - Ultimo Cliente, Grigori Manoukov - Cameriere Rumeno, Alain Zef - Sommelier, Akim Colour - Capo dei malviventi, Tonio Descanvelle - Cliente di Angela, Laurent Jumeaucourt - Cacciatore di donne, Solange Milhaud - Compagna di Saint-Lazare

Sceneggiatura: Luc Besson

Fotografia: Thierry Arbogast

Musiche: Anja Garbarek

Montaggio: Frédéric Thoraval, Stéphanie Pédélacq

Scenografia: Jacques Bufnoir

Costumi: Martine Rapin

Effetti: Georges Demétrau, Jerome Miel, BUF

Altri titoli:

Alerte rouge

Durata: 90

Colore: B/N

Genere: ROMANTICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)

Produzione: EUROPA CORP., TF1 FILMS PRODUCTIONS, APIPOULAI, CANAL+, SOFICA EUROPACORP

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2006)

Data uscita: 2006-03-17

CRITICA
"Besson torna dopo sette anni di assenza dallo schermo, ma non si può certo dire che il suo immaginario sia cambiato. Come nei film che precedono il dimenticabile 'Giovanna d'Arco', Luc ci ammannisce una storia di redenzione, dove un antieroe afflitto dal male di vivere scopre che l'amore può salvare il mondo. (...) Per raccontarla, sceglie un bianco e nero bello a oltranza, del genere usato in pubblicità, e accompagna i due personaggi a spasso per la ville lumière mediante movimenti di macchina fin troppo ostentati. Ciò non toglie che le immagini della città siano la cosa migliore del film; soprattutto quelle riprese sui maestosi ponti parigini, deserti e inquadrati in 'campo largo', come ad avvolgere di solitudine i protagonisti. Convincono meno altre cose. Il buonismo programmatico, che mette in scena una sincerità troppo disarmante per essere vera; la rete inutilmente fitta di citazioni, da Frank Capra e Wim Wenders. Ma soprattutto i dialoghi, piattamente scritti da Besson e difficili da sostenere per il pur bravo Debbouze. Possiamo ancora sopportare che un conoscente ci dica frasi del genere 'bisogna amare se stessi per poter amare gli altri'; ma quando andiamo al cinema, davvero, vorremmo sentirci al riparo da simili ovvietà." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 17 marzo 2006)

"Angel-A, con il quale Luc Besson torna alla regia, non è un action-movie, ma una favola moderna, onirica, giocata sui contrasti e girata in bianco e nero, con la professionalità alla quale ci ha abituato il regista, che qui alterna efficacemente piani molto ravvicinati e campi lunghi. Un atto d'amore verso Rie Rasmussen ma, soprattutto, verso Parigi, magnificamente ripresa. Con la Senna, i ponti, i parchi, la Tour Eiffel, fotografati da un Thierry Arbogast che lascia il segno. Delude, invece, quello che in film ci insegna: l'importante, ci dice Besson, è avere fiducia in se stessi, perché la bellezza interiore vale come, se non più, di quella esteriore. Di verità rivelate, se ne sono sentite di più acute." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 17 marzo 2006)

"Il nono film del regista kolossal Besson somiglia al primo: piccolo budget, grandi sentimenti, bianco e nero. (?) Pescando dal cinema angelicato (il Wenders sopra Berlino, il Capra della vita meravigliosa, ma anche le corse truccate di 'Accadde domani' di Clair) l'autore svende spirito e materia nella grottesca opposizione fisica tra il ridicolo piccoletto (Jamel Debbouze, comico popolare in Francia) e Rie Rasmussen, modella danese. Quindi quello che sembriamo e che siamo, l'amore per gli altri e la fiducia in noi stessi, e via di retorica. Ma la sceneggiatura è povera e l'effettino speciale finale stona in un film graficamente elegante ma che non ha le ali della sua eroina." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 marzo 2006)