Amori che non sanno stare al mondo

- Regia:
- Attori: - Claudia, - Flavio, - Diana, - Giorgia, - Nina, - Anchor Woman, - Lucio
- Soggetto: Francesca Comencini - (romanzo)
- Sceneggiatura: Francesca Comencini, Francesca Manieri, Laura Paolucci
- Fotografia: Valerio Azzali
- Musiche: Valerio Vigliar - la canzone "Amori che non sanno stare al mondo", musica di Giovanni Truppi, Valerio Vigliar, testi di Giovanni Truppi è interpretata da Giovanni Truppi.
- Montaggio: Ilaria Fraioli
- Scenografia: Paola Riviello
- Costumi: Veronica Fragola
-
Altri titoli:
Stories of Love that Cannot Belong to this World
- Durata: 92'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA
- Specifiche tecniche: DCP
- Tratto da: romanzo omonimo di Francesca Comencini (ed. Fandango Libri)
- Produzione: DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO, CON RAI CINEMA
- Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA
- Data uscita 29 Novembre 2017
TRAILER
RECENSIONE
L’amore è un sistema complesso, incomprensibile, carico di silenzi e risvegli tempestosi nel cuore della notte. La regista Francesca Comencini descrive la passione in un mondo schizofrenico, tristemente reale, che allontana invece di avvicinare. Gli sguardi, “le parole che non ti ho detto” (e che ho solo pensato) si alternano alle liti furiose, all’incapacità di comprendersi anche se si dorme nello stesso letto.
Claudia insegna all’università e non ha più vent’anni. È inquieta di carattere, la serenità non le appartiene, e stritola le persone a cui vuol bene nella sua perenne insicurezza. Pensa solo a se stessa, alle ambizioni soffocate e ai sentimenti repressi. Quando incontra Flavio dopo il suono della campanella, nasce un legame tumultuoso, una storia che si infrange contro i microcosmi da cui entrambi non riescono a uscire.
Amori che non sanno stare al mondo è un film che scava nell’anima, tratto dall’omonimo romanzo della stessa Comencini. Qualche volta la regista si innamora un po’ troppo della cinepresa, e nei dialoghi anche la retorica fa la sua parte. Ma le emozioni ci toccano da vicino. Tutti vorremmo qualcuno che si prendesse cura di noi, anche solo per sentire una parola dolce dopo un incubo di mezzanotte.
NOTE
- PRESENTATO AL 35. TORINO FILM FESTIVAL (2017)NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE'.
- CANDIDATO AL GLOBO D'ORO 2018 COME MIGLIORE ATTRICE (LUCIA MASCINO).
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2018 PER LA MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA (LUCIA MASCINO), MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (THOMAS TRABACCHI), CANZONI ORIGINALI ("AMORI CHE NON SANNO STARE AL MONDO").
CRITICA
"(...) è un film fatto per dividere. Non a caso parla dell'annosa battaglia dei sessi, i cui rapporti la nostra epoca avrebbe reso fragili, forse impossibili. Da qui il titolo, che si può leggere in modo capovolto, come dire che in realtà è il mondo attuale a non avere la capacità di accogliere l'amore. (...) Che si deduce da questa storia? Che l'amour fou declinato al femminile spaventa a morte l'elemento maschile? Oppure il problema è che la donna di oggi, non più disposta alla sottomissione, mette in crisi l'autostima dell'uomo un tempo dominatore? II film non è chiaro sul messaggio: procede con andamento ondivago, affastella troppi temi (illusioni perdute o revanscismo femminista?), bordeggia incerto fra registro umoristico e drammatico. Tuttavia può darsi che gli giovi una seconda lettura." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 7 agosto 2017)
"È un titolo impegnativo, 'Amori che non sanno stare al mondo'. Assomiglia bene, però, al film (...): l'accanita, ossessiva, un tantino isterica resistenza alla separazione dall'amato Flavio convince Claudia che questo fallimento specchia la nuova, incerta condizione dell'amore al tempo della crisi del dominio maschile. (...) Nell'ambiente universitario, scelto per proiettare l'inadeguatezza amorosa proprio dove si suppongono esperienza e cultura di risposte, i due prof fanno commedia grazie all'energica generosità di Lucia Mascino , studiosa dei limiti psichiatrici del suo personaggio, e all'aplomb disturbato di Thomas Trabacchi, impegnato a tenere sotto custodia sensibilità e intelligenza. In controcanto, alcuni insert di filmini privati anonimi in bianco e nero, momenti amorosi di coppia sereni se non idilliaci d'altri tempi, a sostenere l'ambizione teorica del film." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 7 agosto 2017)
"(...) questa storia sappiamo già come va a finire, anzi lo scopriamo prima che cominci perché l'incipit è proprio l'elaborazione del lutto con Claudia - a cui lo sguardo azzurro e l'ironia di Lucia Mascino permettono di rimanere con grande slancio in equilibrio anche negli attimi paradossali -che invece di dimenticare si aggroviglia sempre più nella sua ossessione amorosa. (...) l'allez-retour tra il presente e il passato, la vita dei due insieme ci dice a ogni frammento (montaggio che respira come una jam session emozionale di Ilaria Fraioli) qualcosa in più. I dettagli dell'intimità, dell'esperienza privata dei due personaggi riflettono una storia collettiva, la relazione tra l'uomo e la donna nel rito sociale (a cui rimandano gli archivi che punteggiano qua e là i momenti tra i due) coi suoi equilibri di potere e le abitudini antiche di uno sguardo reciproco che condiziona piaceri, sessualità, intelletto, cuore, corpo. (...) Se il punto di partenza è un vissuto personale - il romanzo omonimo della regista (...) che produce anche il film - Comencini nel personaggio di Claudia, grazie alla complicità in scrittura di Laura Paolucci e Francesca Manieri con lei autrici della sceneggiatura, ne smussa i lati più rancorosi, quelli che fanno parte di ogni abbandono, prediligendo invece la chiave dell'autoironia. Nella distanza narrativa le mescola suggestioni letterarie al sorriso, Claudia è buffa, fa ridere e sa ridere di sé nel modo di mostrarsi agli altri col suo dolore anche quando si fa male, anche nei gesti più assurdi, mentre i suoi ripetuti tentativi di riprendersi attraversano le tante immagini della donna. Può raccontare il presente una storia d'amore? Sembra anche questa la scommessa di Comencini nel film. E se si guardano le figure di donne nell'immaginario è molto complicata. (...) Le piroette del suo personaggio dentro la vita toccano queste contraddizioni, come le donne si vedono, l'età vera e presunta che cresce sul «mercato» - del lavoro, della sessualità - rispetto all'uomo, i luoghi comuni imposti nell'educazione, la precarietà sentimentale che opporvi un rifiuto può scatenare. Tutto però in leggerezza, senza regole né format, seguendo il ritmo degli inciampi, di un «rito di passaggio» che cerca una sua corrispondenza intima con le immagini: l'orizzonte è aperto, e infine tutto può ancora accadere." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 8 agosto 2017)