A Snake of June

Rokugatsu no hebi

GIAPPONE 2002
A Tokyo, Rinko e Shigehiko sembrano una coppia felice. In realtà conducono una vita agiata - lei è consulente telefonica di un centro di igiene mentale e lui è un affermato uomo d'affari - ma si ignorano. Lui ha paura di sfiorarla ed è maniaco della pulizia personale e lei è resa nevrotica dalla mancanza di rapporti sessuali. Un giorno Rinko riceve per posta da uno sconosciuto delle foto che la ritraggono in pose autoerotiche. Lo sconosciuto cercherà ancora di mettersi in contatto con lei e anche il marito ne sarà informato. Nella vita della coppia cambierà qualcosa?
SCHEDA FILM

Regia: Shinya Tsukamoto

Attori: Asuka Kurosawa - Rinko, Yuji Koutari - Shigeiko, Shinya Tsukamoto - Iguchi, Tomorowo Taguchi - Redattore, Susumu Terajima - Poliziotto, Teruko Hanahara - Madre di Shigeiko, Mansaku Fuwa - Negoziante Alimentari

Soggetto: Shinya Tsukamoto

Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto

Fotografia: Shinya Tsukamoto

Musiche: Chu Ishikawa

Montaggio: Shinya Tsukamoto

Scenografia: Shinya Tsukamoto

Costumi: Hiroko Iwasaki

Durata: 77

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO EROTICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,33)

Produzione: SHINYA TSUKAMOTO PER KAIJYU THEATER

Distribuzione: REVOLVER

Data uscita: 2003-12-05

NOTE
- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ALLA 59MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2002).

- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 2003 (ANCHE NELL'EDIZIONE ORIGINALE).
CRITICA
"'A Snake of June' è del giapponese Shinya Tsukamoto, il grande regista visionario di 'Tetsuo', fino ad oggi noto in Italia solo grazie ai festival, all'home video o a Fuori orario. Bianco e nero, anzi blu e nero, corporalità, grande eleganza. Visto e premiato a Venezia nel 2002. Anche se il furore cyberpunk dei suoi film più famosi ed estremi era un'altra cosa." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 dicembre 2003)

"Film laureato ai festival, dello stesso regista (di culto) di 'Tetsuo' del 1989 e di 'Bullet Ballet' del 1998, 'A snake of june' porta con sé le stigmate dell'opera sofisticata e maledetta come solo i giapponesi sono in grado di fare. Già il fatto che Shinya Tsukamoto sia tutto in una volta regista, sceneggiatore, operatore, scenografo, montatore e pure produttore, e per giunta il film sia girato in un raffinato bianco e nero, ci dice qualcosa. (?) Specialista di certi contrasti fra puritanesimo di facciata e torbide passioni, il cinema giapponese ci ha sempre dato di queste scosse." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 6 dicembre 2003)