Torno indietro e cambio vita è il lungometraggio n°55 per il cinema diretto da Carlo Vanzina in uscita nelle sale cinematografiche (le produzioni tv sono a parte). In sede di scrittura lo accompagna naturalmente Enrico, proseguendo un sodalizio che dal 1976 rappresenta uno dei sicuri punti di riferimento per il cinema italiano.

Siamo a Roma, oggi. Marco, 42 anni, si appresta a cominciare una nuova giornata tra lavoro e famiglia, quando in maniera inattesa, Giulia, sua moglie da 25 anni, rivela di avere un altro uomo e di volere la separazione. Andato via di casa, Marco confessa all’amico di sempre Claudio di aver voglia di tornare indietro e cambiare la propria vita. La cosa succede veramente, ed eccoli di colpo nel 1990.

I Vanzina hanno con il tempo una scommessa sempre aperta, un terreno pronto ad accogliere sbalzi narrativi, scommesse temporali, sorprese ed equivoci. Si tratta di snodi che possiamo far risalire ai tempi di Sapore di mare, quando il gruppo dei ragazzi protagonisti passava l’estate a Forte dei Marmi e vi tornava anni dopo nell’età adulta. Il trascorrere delle stagioni, il succedersi delle generazioni induce ad un esame con eventi e fatti che scardinano la regolarità delle cose e obbligano a ripensare alle cose fatte, agli errori compiuti.  Come sempre semplice, scorrevole, lineare, il copione acquista quella grazia lubitschiana che lo fa tenere lontano dalla coeva commedia nazionale.

Nell’andare e tornare tra 1990 e 2015, si collocano e si inseguono suggestioni di memoria tra nostalgia e rimorso. Nel girotondo inesorabile tra passato e presente, prendono vita atmosfere, umori, sapori che costruiscono uno scenario/omaggio ad una vita, ad un mondo, forse ad una Roma che oggi (quasi) non esiste più: una borghesia seria e consapevole di se stessa, una quotidianità misurata e (forse) un po’ vintage. Sentimenti, romanticismo, umorismo, romanità quanto basta per dire chi siamo e con chi ci confrontiamo (la presenza di Sordi rivive nell’impeccabile Max Tortora).

Nella cornice vivono gli attori, Raoul Bova/Marco, Ricky Memphis/Claudio, con a fronte due presenze femminili di irresistibile bravura, Giulia Michelini e Paola Minaccioni. Secondo una doverosa convenzione arriva il lieto fine. Non in modo banale ma come doveroso rispetto per il pubblico. Il quale non è fatto di giovani, né di adulti né di anziani: è fatto di tutti coloro che si confrontano e vogliono provare il piacere del sentimento del tempo.