Alle soglie dell’era trumpiana, forse in un estremo tentativo di esorcizzare le paure collettive e i dubbi sul futuro della presidenza USA, il cinema a stelle e strisce si presenta con l’immancabile biopic sul presidente uscente Barack Obama che sa tanto di agiografia con effetto retroattivo. In realtà, il film del regista Richard Tanne è il racconto del primo appuntamento dei giovani Barack e Michelle Robinson, all’epoca, fine anni ottanta, rispettivamente stagista e avvocato presso uno studio legale di Chicago. La lunga giornata trascorsa insieme li vede prima frequentare una mostra d’arte afroamericana, poi partecipare all’incontro di una comunità nera in cui Barack offre un primo saggio delle sue future strabilianti capacità oratorie, e infine la visione di un film al cinema che scatena fra i due l’ultimo battibecco prima dello scioglimento finale, discreto e romantico che più non si può.

Romance didascalico, santino agiografico o pièce teatrale di sapore liberal che tanto piace a certa America progressista a buon mercato? Probabilmente, un frullato di tutte e tre le ricette, ma Ti amo presidente è, a conti fatti, un innocuo film celebrativo come se ne sono visti tanti in passato (la famiglia reale inglese potrebbe saperne qualcosa) e come tanti se ne vedranno in futuro, destinati a circolare in loop irregolare ma eterno durante i pomeriggi della tv generalista. Per gli amanti della fisiognomica, infine, sbalorditiva la somiglianza fisica dell’attore Parker Sawyers con l’ormai ex-inquilino della Casa Bianca. In attesa, fra quattro anni se non prima, del primo biopic, o sit-com che sia, su Donald Trump.