Marrakech, giorni nostri. Noha, Randa, Soukaina fanno “la vita”. La loro quotidianità è scandita da interminabili notti orgiastiche in cui soddisfano i desideri, e le perversioni, di ricchi clienti sauditi ed europei, e di mattinate vuote trascorse a guardare la tv o a provare nuove pettinature. Le uniche scintille di umanità autentica sono quelle che le tre ragazze ritrovano nella propria intimità, tra una famiglia da mantenere, sogni di fatuo romanticismo e voglia d’espatriare.

Il degradante universo della prostituzione femminile in Marocco è solo in apparenza rinchiuso fra le camere da letto della città di Marrakech: si allarga, in realtà, sino a dirci qualcosa d’importante sulla ricerca d’identità e sulla percezione della donna, e del suo corpo, nelle società di ogni continente.

Il film del regista Nabil Ayouch sconta forse il prezzo di una narrazione episodica e dei tanti, troppi fili annodati e non sviluppati a dovere, ma restituisce con efficacia, e con una buona sostanza filmica, un mondo coerente nella sua brutalità, là dove si è fatta piazza pulita di tutti i valori, eccetto uno: l’amicizia. Tra donne, s’intende.