Da quando ha lasciato il cinepanettone prenatalizio targato De Laurentiis (ultimo avvistamento Natale a Miami, 2005), Massimo Boldi ha cominciato una nuova fase della propria carriera. Rivolta non tanto al cambiamento di una maschera comica ormai consolidata ma alla individuazione di partner giusti, in grado di supportare la sua verve beffarda e incontenibile. Da allora ha avuto accanto Vincenzo Salemme, Enzo Salvi, Biagio Izzo, e tra le donne Teresa Mannino, Nancy Brilly in una girandola di scoppiettanti vicende e vorticosi equivoci.

Per La coppia dei campioni, ecco presentarsi al pubblico Boldi a fianco di un nuovo partner, Max Tortora. La storia prende il via quando due dipendenti della stessa multinazionale vincono alla lotteria aziendale due biglietti per la finale della Champions League. Purtroppo (o per fortuna, chissà…) uno, il dott. Fumagalli è milanese, amante della ricchezza, delle donne e del divertimento; l’altro, Zotta, semplice magazziniere, è romano, uomo medio con moglie, un figlio e un altro in arrivo. Una turbolenza costringe l’aereo ad un atterraggio d’emergenza in Slovenia e da qui iniziano disavventure senza fine…

Soggetto e sceneggiatura sono di Giulio Base, anche regista. E se dietro la macchina da presa Base dimostra misura e verve, distillati con precisione lungo le numerose sorprese del copione, non altrettanto si può dire della gestione del testo. Qui, un’eccessiva confidenza e una non perfetta adesione ai tempi produce qualche scarto non richiesto. Si vuol dire che troppo presto, e troppo spesso, sia le scaramucce a due sia i momenti di divertimento comune sono affidati ad una grossolanità esibita e altalenante, non sempre richiesta e non necessaria. Belle donne come richiamo inevitabile, escort come trappola per la notte, porno diva che passa in macchina e via elencando…).

Eppure certi sbalzi narrativi non sarebbero male. E se di Boldi è superfluo dire che conferma una verve esemplare frutto di una esperienza consolidata, è Tortora che rivela notevole vitalità umoristica, con una capacità dinamica in grado di farlo essere umoristico, triste e allo stesso tempo sacrificato, prototipo dell’uomo umiliato ed offeso dalla vita, sempre generosamente disponibile a rimettersi in piedi. Accanto ai due protagonisti si rivede Anna Maria Barbera, che ripropone il suo personalissimo vocabolario fatto di parole distorte e rovesciate.