Paolo, trentenne torinese dall’omosessualità problematica, incontra Mia, una ragazza sbandata, durante uno dei suoi vagabondaggi nei locali gay del capoluogo piemontese. La donna, che aspetta un bambino, trascina così Paolo in un viaggio verso Sud che tocca Roma, Napoli e infine la Calabria, alla ricerca di un sempre più immaginario padre per il nascituro.

Dopo il notevole esordio con Il Sud è niente, il regista calabrese Fabio Mollo ci parla ancora di Meridione con un road movie che rappresenta un itinerario di ritorno verso l’alveo materno; è dunque la genitorialità, rifiutata o accettata, ad essere al centro de Il padre d’Italia, al cui interno convergono le suggestioni, e le idiosincrasie, di un uomo del sud, dal rapporto di odio-amore verso la propria terra sino alla fascinazione paesaggistica.

Nei due ruoli principali, Luca Marinelli si conferma ancora una volta come uno dei migliori interpreti italiani della sua generazione, mentre Isabella Ragonese si perde in qualche leziosaggine di troppo. La qualità registica di Mollo, infine, non si discute, ma spiace che la forza mitica che scaturiva dirompente dalle inquadrature del suo lungometraggio d’esordio sembri, qui, essersi a tratti offuscata.