E' un'operazione tipicamente francese quella di sondare i lati oscuri di una comunità di provincia o rurale, come ci hanno insegnato negli anni Claude Chabrol o Henri-Georges Clouzot. Lezione che ha appreso Raphael Jacoulot che al Torino Film Festival 2015 ha presentato il suo 3° lungometraggio, Coup de chaud, in concorso al festival .

Il film racconta di un paesino nel sud della Francia che procede con allevamento e agricoltura tra varie difficoltà come la crisi economica o la siccità. Ma i problemi più gravi pare li dia Josef, ragazzo un po' ritardato, difficile, molesto, la cui famiglia gitana non aiuta la reputazione. E così, la comunità cerca un modo per frenare i furti di cui pare essere responsabile. Scritto dal regista con Lise Macheboeuf e Florence Vignon, Coup de chaud (“Colpo di calore”) è un noir rurale fatto di atmosfere più che di eventi, in cui la tensione passa soprattutto dalla costruzione del senso della comunità.

Jacoulot innanzitutto si dedica a descrivere e tratteggiare un luogo fatto di suoni, colori, sensazioni tattili e odori dentro cui far interagire un gruppo di personaggi vividi, caratterizzati con intelligenza (anche per merito del cast) e attraverso loro mostra un intrigante senso della tensione, quando nel quadro quotidiano comincia a comparire l'incrinatura, il fastidio che poco a poco si fa insopportabile. E in questa attesa crescente, il regista dimostra buona padronanza della materia narrativa, arrivando a rendere problematico anche per l'empatia dello spettatore il personaggio odioso di Josef.

Il finale si fa prendere la mano e risulta più convenzionale e un filo moralistico, ma l'ironia velata con cui si chiude non incide nell'apprezzamento per un film solido e curato in cui parte preziosa sono le prove di attori che, tranne Jean-Pierre Darroussin e Grégory Gadebois, sono quasi sconosciuti, perlomeno in Italia e rendono ancora più viva la comunità solare di cui Coup de chaud mette in luce le umanissime ombre.