Dietro al cinema di Kore’eda Hirokazu c’è sicuramente un’idea classica, ma che non si esaurisce nel classicismo di maniera. Dopo un film tiepido come Little Sister, il regista giapponese ritrova la sua vena più genuina e acuta con After the Storm, presentato in Un Certain Regard a Cannes.

Il film racconta la difficile separazione di una coppia, soprattutto a causa del rapporto complicato che si sta creando tra il padre e il figlio. Ma la presenza della nonna come cardine della famiglia e l’arrivo di una tempesta daranno la possibilità di riscoprire il senso dei rapporti. Scritto dallo stesso regista, After the Storm è una commedia familiare in cui la definizione del genere cinematografico rischia di non restituire la capacità del suo autore di sfumare i sentimenti e il racconto.

Kore’eda mette in scena una delle situazioni cardine del suo cinema, ovvero la famiglia spezzata e i tentativi più o meno impossibili di ricostruirla, ma procedendo per la linea sottile dell’understatement è in grado di riempire un nucleo tipico di risvolti e imprevisti, di trovare atmosfere dolci ed emozionanti dentro i luoghi e i personaggi. Quello di Kore’eda è un cinema che chiede allo spettatore di abbassare la voce e alzare l’attenzione, che diventa ficcante col passare dei minuti rischiando magari l’inattualità; ma se in prima battuta After the Storm pare accontentarsi della delicatezza del tratto senza la profondità dello sguardo, alla fine della proiezione lascia quel senso di pienezza e comprensione della vita (o almeno di quella porzione che ha raccontato) che appunto trapelava dal cinema dei maestri nipponici.

L’affetto per bambini e vecchi (sempre straordinaria Kirin Kiki nel ruolo della nonna) e la diffidenza per gli adulti arrivano a scaldarsi in un finale di bellezza e sensibilità umoristica che mostra la facilità di scrittura e l’attenzione cinematografica di uno dei più sensibili cineasti nipponici contemporanei.