Dorian Gray

2/5
Parker congela Il ritratto di Wilde in un adattamento laccato e innocuo. Si salva solo la scenografia e la prova di Colin Firth

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GRAN BRETAGNA 2009
Dorian Grey è un bellissimo giovane dell'alta società inglese, ammirato e desiderato dalle donne di tutte le età. In realtà, Dorian è vittima di un orribile maleficio: mentre lui resta eternamente giovane e affascinante, il suo ritratto invecchia e si deturpa.
SCHEDA FILM

Regia: Oliver Parker

Attori: Ben Barnes - Dorian Gray, Colin Firth - Lord Henry Wotton, Ben Chaplin - Basil Hallward, Rebecca Hall - Emily Wotton, Douglas Henshall - Alan Campbell, Rachel Hurd-Wood - Sybil Vane, Maryam D'Abo - Gladys, Michael Culkin - Lord Radley, Emilia Fox - Lady Victoria Wotton, Caroline Goodall - Lady Radly, Johnny Harris - James Vane, Pip Torrens - Victor, Fiona Shaw - Agatha, Jo Woodcock - Celia Radley, Tallulah Sheffield - Caroline Bennett

Soggetto: Oscar Wilde - romanzo

Sceneggiatura: Toby Finlay

Fotografia: Roger Pratt

Musiche: Charlie Mole

Montaggio: Guy Bensley

Scenografia: John Beard

Arredamento: Niamh Coulter

Costumi: Ruth Myers

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde

Produzione: EALING STUDIOS, FRAGILE FILMS

Distribuzione: EAGLE PICTURES

Data uscita: 2009-11-27

TRAILER
NOTE
- LA REVISIONE MINISTERIALE DEL 22 LUGLIO 2010 HA ELIMINATO IL DIVIETO AI MINORI DI 14 ANNI.
CRITICA
"Diceva Oscar Wilde che 'l'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedere'. E così un regista goloso di decadentismo, che aveva già fatto cinepratica con le commedie del Sublime Dandy, ha permesso che un nefasto sceneggiatore debuttante mettesse mano - manomettendolo - al romanzo del 1890, capolavoro devoto al culto dell'eterna giovinezza e della bellezza assoluta e (quindi) torbida. 'Chi scava sotto la superficie lo fa a proprio rischio' ammoniva sempre Wilde. Figuriamoci chi spala incauto tra aforismi e sensualità ad alto rischio, fino a toccare il fondo della volgarità. Ne esce un horror soprannaturale a tinte forti che fa il verso a Barbablù: il ritratto che invecchia al posto del desideratissimo fanciullo, ribolle di pustole in soffitta mentre personaggi (inventati e/o storpiati) forzano la porta per affrontarlo. Musica a palla e pallose orge perverso/chic. Protagonista piallato: Ben Barnes, che viene da Narnia, non ha né gli occhi (azzurri), né i capelli (biondi), né le labbra (scarlatte), né il fascino inconscio (e quindi violento) del putto originale. Sembra Silver di 'X Factor'. Chi frequenta queste righe sa che ci piace chi 'tarantina' i classici o shakera Shakespeare. Ma per aggiungere bellezza, non per inquinarla." (Alessio Guzzano, 'City', 27 novembre 2009)

"La fattura è sciccosa ed elegante, come nella tradizione del prodotto di serie A inglese. E l'interpretazione è di gran livello. Specie da parte di Colin Firth (che ci pareva abbonato ai ruoli di paciosa brava persona, da 'Bridget Jones' in poi) e ora scopriamo col carisma, l'autorità, l'elegante sgradevolezza che deve avere Wotton (sennò come farebbe d'inizio a plagiare Dorian?)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 27 novembre 2009)

"Per la terza volta alle prese con Oscar Wilde, Oliver Parker fa il primo passo falso con un adattamento quasi horror del famoso romanzo faustiano con il quadro che invecchia nella soffitta. Con aggiunte poco opportune e il mood paranormale il film tradisce la snobistica perversione dell'originale. Ben Barnes sembra capitato là per caso e bisogna fidarsi di Colin Firth, l'amico. Ma è tutto risaputo e patinato, il meno wildiano possibile e di sensualità liberty e di peccati veri non c'è l'ombra." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 novembre 2009)

"Questo film di Oliver Parker non rende giustizia al testo letterario e alla sua forza: è greve, piatto, pieno di dame che si sventagliano, di gentiluomini che lanciano sguardi allusivi, insomma di tutta la usuale paccottiglia ottocentesca, filologicamente corretta ma soffocante. Ben Barnes è abbastanza bello da poter interpretare Dorian Gray, ma sembra non avere alcuna familiarità con la recitazione; Colin Firth pare trovarsi nel film per caso. Eppure la storia di Oscar Wilde è così straordinaria, si adatta cosi bene alla voglia tanto contemporanea di fare ciò che si desidera senza doverne affrontare le conseguenze; che nonostante tutto il film resta avvincente." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 27 novembre 2009)

"Fare di 'Dorian Gray' un Vittorio Sgarbi inglese è l'abominio di Oliver Parker. Del resto è coerente: suoi erano uno dei peggiori adattamenti cinematografici di Shakespeare, 'Othello', e i noiosi 'Un marito ideale' e 'L'importanza di chiamarsi Ernest', ispirati sempre da Wilde. Nel ruolo di Gray, Ben Barnes non ha nulla di diabolico e nemmeno seducente; per un ruolo così occorreva il Delon dei vent'anni. Mentore di Gray e alter ego di Wilde Colin Firth, che qui spreca il rispetto che s'era guadagnato nella carriera." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 27 novembre 2009)