Les égarés

FRANCIA 2003
Giugno 1940, i tedeschi sono alle porte di Parigi. Odile cede al panico generale e prende la strada dell'esodo. Come la maggior parte delle persone si dirige verso il sud. Viaggia in automobile giorno e notte, vaga portando con sé i figli senza sapere dove andare, ma la mancanza d'acqua si fa sentire. Il decimo giorno di viaggio, i tedeschi sparano alla colonna di rifugiati, l'automobile di Odile prende fuoco. Tutto sembra perduto quando un ragazzo porta la famigliola in un bosco vicino per proteggerla dall'attacco aereo. Che fare? Passano la notte all'aperto nel bosco, al mattino tornano al luogo dei rastrellamenti che ora sembra un deserto. Tagliati fuori dal mondo, lontano dalla guerra, vanno verso l'ignoto...
SCHEDA FILM

Regia: André Téchiné

Attori: Emmanuelle Béart - Odile, Gaspard Ulliel - Yvan, Grégoire Leprince-Ringuet - Philippe, Clemence Meyer - Cathy

Sceneggiatura: André Téchiné, Gilles Taurand

Fotografia: Agnès Godard

Musiche: Philippe Sarde

Montaggio: Martine Giordano

Scenografia: Zé Branco

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO GUERRA

Produzione: FIT PRODUCTION

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 2003,
CRITICA
"Peccato che Téchiné non sia Louis Malle e che tutto sia troppo improbabile per credere alla telefonatissima scena d'amore fra i due disperati e all'amaro finale. Un passo falso per l'autore de 'L'età dell'innocenza'". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 maggio 2003)

"E' un'opera convenzionale, accurata, intrigata, ma siamo lontani dal Louis Malle di 'Lacombe Lucien' o di 'Arrivederci ragazzi'. Lascia qualche dubbio la scelta della protagonista Emmanuelle Béart, la quale dovrebbe incarnare una maturità tormentata che non possiede". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 17 maggio 2003)

"Téchiné è un cineasta abile nell'ambientazione, nel disegno delle psicologie e nelle mezze tinte. Di più ci mette anche qui una punta di morbosità quando Yvan trova il coraggio di abbracciare Odile, quest'ultima fra palpiti e ritegni benissimo partecipati da Emmanuelle Béart". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 17 maggio 2003)