Massimo, Bianca, Stefano, Rosi, Giuliana. E tanti altri. Sono i padri, le madri, i figli di una città, Roma, che li ha messi ai margini. "Feccia" per molti, trascorsi in galera per alcuni, presente al gabbio per altri. Futuro che non promette niente di meglio. L'unità di misura per tutti loro, lì al Laurentino 38, è il "pezzo", la dose di cocaina, "ossessivamente presente, sempre, in tasca, nella mente e nel sangue", come dice Luca Ferrari, che in 67' racconta la quotidianità di tutti loro, dietro appunto ai Pezzi.

E' un documentario insolito e agghiacciante, questo di Ferrari, domani in concorso nella sezione Prospettive Italia al Festival di Roma, nato come evoluzione di un reportage fotografico che lo stesso regista aveva iniziato nel 2009: "Il passo dall'immagine fissa a quella filmata è stato naturale, aiutato dal caso e dalle nuove tecnologie, grazie alle quali è stato possibile lavorare praticamente senza troupe e con una macchina da presa non invadente", spiega Ferrari. Per il quale, però, l'incontro determinante è stato proprio quello con Massimo, detto "er Pantera", catalizzatore di quell'umanità raccontata nel film: "Massimo gestisce un bar che tutti chiamano 'bisca', chi va lì è in cerca di sballo, compagnia e affetto, si parla di carcere, famiglie distrutte, racconti veri e leggende immaginate", dice ancora Ferrari, che poco a poco si mischia con loro, raccogliendo frammenti di testimonianze, ricordi e aneddoti. "Il reportage è potuto diventare un film anche perché li ho frequentati per mesi e loro mi hanno accolto nella quotidianità: la sola immagine, ho capito, non sarebbe più bastata. Solamente con il video avrei potuto dar vita a quei pezzi di vita così ruvidi, dolorosi", racconta il regista, che spiega così la scelta del titolo: "Le loro storie sono pezzi di vita, ai quali non ho voluto né potuto dare un senso di una narrazione classica e compiuta". Frammenti che arrivano sullo schermo anche grazie al coraggio della Relief (di Valentina Avenia, Valerio Mastandrea e Edoardo Lardera) e di Samuele Pellecchia (per Prospekt Photographers), che hanno prodotto il documentario, la cui distribuzione sarà curata dalla Vivo Film.