Une journée d'Andreï Arsenevitch: questo il titolo del ritratto che il francese Chris Marker ha dedicato ad Andrej Tarkovskij e gli spettatori del festival hanno potuto ammirare non senza commozione. Un film documento che inizia con il regista russo a letto, già malato e prossimo alla morte. Impossibile, per questo, non pensare a Nick's movie - Lampi sull'acqua, in cui Wim Wenders metteva in scena l'agonia di Nicholas Ray. Qui l'operazione è più didattica (appartiene alla celebre serie francese Cinèma de notre temps) ma non priva di acute osservazioni analitiche e formali. D'altra parte Marker nella sua vita di artista si è occupato di tutto, dalla fotografia, alla video-arte, al cinema. Qui riesce a utilizzare il mezzo audiovisivo in modo mirabile, citando i motivi ricorrenti del maestro russo come un testo scritto non potrebbe mai fare. Ecco così emergere il modo di dirigere, la perfezione formale ma mai fine a se stessa, la raffigurazione sempre presente dell'arte e i famosi piani sequenza che per Tarkovskij diventano rappresentazione metafisica. Di Marker si è visto anche Le tombeau d'Alexandre, dedicato ad Aleksandr Medvedkin, nome oggi un po' dimenticato ma che ha avuto una certa importanza nel cinema degli anni '30, grazie all'esperimento del "cinetreno". L'idea, semplice ma geniale, portò uno studio-laboratorio itinerante, organizzato all'interno dei vagoni, nelle campagne russe e ucraine. Durata circa tre anni, fu un'avventura che portò Medvedkin a realizzare un centinaio di brevi film. In questa sezione trasversale, dedicata al cinema sovietico, sono stati proiettati anche due film di Boris Barnet, una figura originale a confronto con i più consueti "registi rivoluzionari". Realizzò infatti diverse commedie (in programma il muto La ragazza con la cappelliera e Sobborghi, del 1933). Sovietiche per ambientazione e soggetto, stilisticamente erano invece sorprendentemente più vicine al cinema statunitense