"Un cinema immerso nel sogno". Il regista greco Théo Angelopoulos, ospite dell'Università La Sapienza di Roma dove ha presentato La sorgente del fiume, definisce così il suo modo di rappresentare sul grande schermo "la condizione dell'uomo, sospeso mito e storia". "La sorgente del fiume (primo capitolo di una trilogia, n.d.r.) è un film sulla condizione umana, dove gli eventi storici fanno solo da sfondo alla vicenda dei personaggi" ha spiegato il regista alla platea di studenti. Il filo conduttore di tutta l'opera è la storia di due giovani, un musicista e la sua amata, a cui il destino riserva una vita fatta di sofferenze e di stenti nel drammatico contesto della seconda guerra mondiale. Nel film "sono presenti dei riferimenti al mito - continua il regista - come un mondo che ormai è andato perduto: quello che ha nutrito con la poesia gli anni della mia adolescenza. In quel tempo, gli anni '70, io e i miei amici sognavamo di poter cambiare il mondo. La mia generazione amava dire 'Andiamo a cavallo sul tempo'. Ciò conferiva qualcosa di speciale alla mia società: gli studenti protestavano, portavano avanti le loro idee facendo proposte. Oggi tutto questo non c'è più: in Grecia non esiste un movimento studentesco, è una società senza respiro. E le vicende del posto in cui sono nato influiscono molto sulla mia esperienza cinematografica". Ambientato in Grecia tra Odessa e Salonicco, La sorgente del fiume non è privo di riferimenti autobiografici: "Quando ho cominciato a pensare a questo film, avevo da poco finito L'eternità e un giorno - ha spiegato -. In quel periodo ho perso mia madre, una donna che ha patito molto, proprio come Eleni, protagonista del film. Nella sua vita ha dovuto sopportare lo strazio della guerra civile, la separazione dai suoi cari, la disgregazione della famiglia, la perdita di mio padre". Ma della sua patria Angelopoulos ha inserito la musica, il canto e la danza. "La musica riesce ad esprimere la condizione umana e la danza scandisce il ritmo altalenante del vivere così come lo scorrere dell'acqua richiama il tempo che passa". Occasione della visita di Anghelopoulos nella Capitale è l'uscita di una monografia sulla sua attività cinematografica, curata da Paola Minucci e intitolata Théo Angelopuolos.