Più fedele al libro che al film svedese. Non hanno dubbi David Fincher e Rooney Mara, rispettivamente regista e attrice protagonista di Millennium: Uomini che odiano le donne, adattamento del primo romanzo della trilogia di Stieg Larsson (65 milioni di copie vendute in tutto il mondo) e remake della prima trasposizione cinematografica realizzata due anni fa da Niels Arden Oplev. In effetti le differenze tra le due operazioni di ri-scrittura saltano all'occhio: più chirurgica e glaciale quella di Fincher rispetto al più cupo e polveroso originale svedese: "Ho visto due dei tre adattamenti - dichiara il regista, di stanza a Roma per la promozione del film (che uscirà in oltre 400 copie il prossimo 3 febbraio con Warner Bros.) - letto tutti i romanzi e risposto alla fine a questa semplice domanda: come avrei potuto farlo diversamente?".
Le quasi tre ore di durata potrebbero essere sufficienti a fornire una risposta agli interessati. Fincher dalla sua dice di avere approcciato la storia "scavando nel rapporto tra i due protagonisti piuttosto che scoperchiando torbidi segreti di famiglia. In fondo come accadeva in Seven, dove più che l'indagine a contare era il rapporto d'amicizia tra Brad Pitt e Morgan Freeman, qui il giallo m'intrigava meno della relazione tra Mikael Blomqvist e Lisbeth Salander, Rooney e Daniel (Craig, ndr)". Un rapporto che il regista definisce "sfaccettato, insieme sensuale e paterno", trovando pronta replica in Rooney Mara (che era stata già diretta da Fincher in The Social Network: interpretava l'ex fidanzata di Mark Zuckerberg) per la quale se di paternità si può parlare è "solo per la protezione che la ragazza sa offrire a un uomo più grande di lei".
Divergenze a parte, Rooney e il suo regista si piacciono e non poco. Se Fincher sottolinea come l'attrice americana con la faccia di Audrey Hepburn sia stata scelta dopo un lungo e inutile casting europeo ("Rooney è caparbia, non si ferma davanti a nulla, ha questa timidezza innata che la fa sembrare così vulnerbaile. E dal punto di vista fisico è sempre stata la mia Lisbeth"), Mara si coccola il suo mentore dichiarando Fincher "il regista più collaborativo che conosca". E pazienza che abbia dovuto sottoporsi a una trasformazione fisica spaventosa: ore di trucco, tattoo mostruosi, piercing ovunque, capelli elettrizzati e sopracciglia schiarite ("l'esperienza più scioccante", confessa). Per Lisbeth questo e altro: "E' un personaggio straordinario, contraddittorio. Non mi sono confrontata con l'interpretazione di Noomi Rapace pur avendo visto i film. Ho letto i romanzi e insieme a David abbiamo costruito una donna matura e bambina, dura ed estremamente vulnerabile". Fincher non le ha risparmiato nulla: dal nudo alle scene lesbo, per non dire della lunga sequenza di stupro che lascia poco all'immaginazione dello spettatore. Per la Mara poco importa: "Ad averceli sempre personaggi così". Di sicuro ci saranno altre due Lisbeth per lei (già previsti i rifacimenti de La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta), ma la prima le ha già regalato una candidatura ai Golden Globes. Forse con lei non ci sarà più Fincher: "La mia agenda è aperta", dice sibillino lui, che non ha ancora firmato per il secondo e terzo episodio. Bocca cucita anche su un possibile film su Bobby Fischer o sul remake di 20.000 leghe sotto i mari: "Sto leggendo un po' di script. Vedremo", la sua unica ammissione. Millennium: uomini che odiano le donne è stato girato in parte in Svezia, in parte negli States. Oltre a Daniel Craig e Rooney Mara, nel cast ci sono anche Christopher Plummer, Stellan Skarsgard e Robin Wright. Costato 100 milioni di dollari, in America ha incassato ad oggi (è uscito il 21 dicembre scorso), 77 milioni.