Il Bergamo Film Meeting 2010 dedica un'interessante retrospettiva a Jean Gabin, una delle figure più importanti della cinematografia francese, qualcosa che identifica un intero Paese e che lo descrive attraverso alcune sue peculiari caratteristiche. Uno dei film in cartellone è La bella brigata, opera diretta da Julien Duvivier nel 1936: Jean, Charles, Raymond, Jacques e Mario sono cinque operai disoccupati, grandi amici che trovano la soluzione ai loro problemi nella vincita ad una lotteria. A Jean viene l'idea di mettere in comune il denaro, di acquistare una casa piuttosto malmessa in riva ad un fiume e ristrutturarla per farne una trattoria. Pieni di entusiasmo, i cinque si mettono a lavorare di gran lena; all'inizio, le cose vanno a gonfie vele. Poi, arrivano i problemi. Una tempesta abbatte il tetto appena rimesso a nuovo; uno di loro decide di partire per il Canada; un altro, straniero non in regola, viene espulso; un altro ancora muore cadendo dal tetto. Alla fine, rimangono solo Jean e Charles e, nonostante tutto, i lavori vengono portati a termine e la trattoria inaugurata con grande partecipazione. La rivalità tra i due per la stessa donna, però, conduce la vicenda verso un tragico epilogo.
Trascinante affresco dai toni spiccatamente impressionisti, La bella brigata è uno dei film più rappresentativi della carriera del grande attore francese, dove riesce ad esprimere al meglio una delle maschere più convincenti dell'ampio spettro di personaggi interpretati, quel carisma “rurale” e bonariamente arcigno fatto di sentimenti sinceri e veraci e di altrettante brucianti passioni; l'esplosione di una vastissima gamma di sensazioni e di brulicante vitalità che vira presto, per tragica necessità, dalla pura e semplice gioia di vivere, a dispetto della povertà e dei quotidiani affanni, alle tonalità in minore della gelosia e dello struggente quanto distruttivo mal d'amore. Un capitolo imprescindibile della storia della cultura, non solo cinematografica, francese ed europea.