The Red Suitcase di Fidel Devkota è in Concorso al XXVII Tertio Millennio Film Fest (14-18 novembre – Cinema Nuovo Olimpia – Via in Lucina, 16, Roma). Il film sarà proiettato martedì 14 novembre alle ore 17:00. Per partecipare clicca qui.


Che cosa lega un autista che con il suo pick-up parte dall’aeroporto di Kathmandu per un viaggio di due giorni, con una consegna che arriva dall’estero destinata a un lontano villaggio di montagna, e una figura solitaria che cammina lentamente verso lo stesso villaggio, trascinando una piccola valigia rossa?

È la domanda che ogni spettatore si porrà assistendo a The Red Suitcase, opera dello srilankése Fidel Devkota, già in concorso nella sezione Orizzonti alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, il quale nei suoi lavori precedenti, tra cui Wind of Change in Lo Mustang (2016) e Kangling (2019), aveva affrontato il tema del cambiamento climatico e delle sue nefaste conseguenze sul Nepal e sulla sua popolazione.

Anche in questo film, fortemente influenzato dalle opere di maestri come Kenji Mizoguchi, Yasujiro Ozu e Hou Hsiao-hsien, non manca la denuncia sociale, seppur mascherata da un linguaggio quasi favolistico e a tratti surreale chiamato a comunicare la malinconia e la solitudine dei due protagonisti. Il film riflette i sentimenti dei giovani del Nepal di oggi, che vivono in una crescente incertezza, politica ed economica. Il regista, infatti, figlio di una famiglia socialista fuggita in Unione Sovietica e rientrata poi in Nepal e antropologo di formazione, desidera mostrare con il cinema quanto sta accadendo oggi nella sua terra. La povertà della nazione conduce quanti vogliono lavorare a trasferirsi altrove, lasciando moglie e figli nei villaggi di montagna, situazione che i Mondiali di Calcio in Qatar nel 2022 ha acuito, portando a una vera strage di giovani lavoratori nei cantieri degli stadi.

Attraverso l’uso massiccio di piani sequenza e di inquadrature fisse, la narrazione si prende i suoi tempi e chiede allo spettatore di accordare la propria anima a quella dei protagonisti in viaggio, entrambi portatori di oggetti dal contenuto misterioso e che, in seguito, verrà svelato. Più simile a una contemplazione che a una visione, resa complessa ma allo stesso affascinante dall’affastellamento di rituali religiosi, momenti onirici, misticismo, offerte di incenso, specchi ai lati della strada per placare le divinità, riferimenti alla cultura materiale nepalese, dialoghi rarefatti e sospesi.

The Red Suitcase è un’opera dedicata al tema del ritorno verso la propria patria, e alle due opposte strade che tale ritorno può assumere, entrambe drammatiche seppur con diversa intensità. Un dramma cui solo un modo “mistico” e “rituale” di leggere la realtà può permettere di affrontarne le dure conseguenze.