Du du du. Sì, donne: la quindicesima edizione del Bif&st sancisce la scomparsa del maschio, e la vocazione che più maggioritaria non si può del femminile. Di coppia, di gruppo, d’assolo, la donna prende il centro della scena e declina il cinema a propria immagine e somiglianza, spiccando altresì un mandato di cattura per l’ex sesso forte: dove sono i protagonisti maschili, dove?

Succede, almeno, nel Concorso Panorama Internazionale, dove la quota azzurra è significativamente postuma: Julian Sands, l’attore britannico scomparso l’anno scorso, in Body Odissey di Grazia Tricarico, dedicato alla culturista elvetica Jacqueline "Jay" Fuchs.

Passo a due per le splendide fanciulle Nino (Nini Soselia) e Iva (Mathilde Irrmann), conduttrici di funivia georgiane in Gondola, diretto dal regista tedesco Veit Helmer, invero una buona approssimazione drammaturgica del gineceo, il formato femminile è famiglia nell’esordio alla regia dell’attrice francese Camille Japy Sous le tapis con la madre Ariane Ascaride e la figlia Bérénice Bejo tra segreti, omissioni ed elaborazione del lutto.

Sul versante storico, si rileva Imogen Poots nei panni di Rose Dugdale, ereditiera della nobiltà terriera inglese che sceglie la strada della radicalizzazione e si arruola nell’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese, compiendo il più grande furto di quadri: è Baltimore di Christone Molloy e Joe Lawlor.

Dagli annali viene pure Stella Goldschlag, una giovane ebrea berlinese che, cercando di salvare se stessa e la sua famiglia dal nazismo, tradisce centinaia di ebrei, tra cui amici stretti: la incarna Paula Beer in Stella. Ein Leben di Killian Riedhof.

Chiede alla finzione, ma con la camera ben piantata nel qui e ora della lotta di classe, il debutto di Miguel Faus, Calladita, che ci ricorda quanto la borghesia sia orribile tramite Ana (Paula Grimaldo), una ventenne colombiana, che presta servizio nella villa in Costa Brava di un facoltoso commerciante d'arte, Pedro, e sua moglie, Andrea. Trattata come una pezza da piedi, Ana rialza la cresta e, dal cunnilingus alle criptovalute, si prende tutto, e con gli interessi.

Se ancora non bastasse, sempre nel Panorama Internazionale, ecco una protagonista totalizzante, eterodossa quanto magnetica, in The G di Karl Raudsepp Hearne: l’eponima kick ass anti-hero è affidata a Dale Dickey, e scordatevi la solita nonnina.

Caratterista di razza, volto segnato e licenza d’invenzione umana, troppo umana, Dickey si proverà capace di tutto per vendicare il marito disabile picchiato a morte in una RSA e regolare affari più o meno sporchi sulla scorta di un non meglio precisato passato criminale.

The G frulla soldi, amore e violenza per una miscela non comune e mai stucchevole di genere e autorialità: il thriller evoca i primi fratelli Coen, ma questo è “un paese per vecchia”, The G. La portabandiera della supremazia femminile al quindicesimo Bif&st: si salvi chi uomo. @fpontiggia1