Shane è il titolo originale e il nome dell'eroe salvatore, Alan Ladd, nel film Il cavaliere della valle solitaria di George Stevens, uscito nelle sale americane il 23 aprile 1953. La descrizione di Shane nella vulgata critica è delle più positive. André Bazin dà l'avvio al mito di Shane nel saggio Évolution du western, su un numero famoso, il 54, dei Cahiers du Cinéma, dedicato alla Situation du Cinéma Americain, uscito in occasione del Noël (così sta scritto) del 1955. Bazin: “La thèse de Shane... c'est le mythe. Stevens y combine deux ou trois thèmes fondamentaux du genre dont principalement celui du chevalier errant en quête de son Graal: et, pour que nul n'en ignore il l'habille de blanc”.

Shane, però, non è vestito di bianco quando entra in scena: porta un elegante completino di pelle marrone chiaro con le frangette volanti. A parte questo, tutti riprenderanno quello che Bazin ha scritto. Le cose, però, a ben guardare, non stanno così.

Il cavaliere della valle solitaria
Il cavaliere della valle solitaria

Il cavaliere della valle solitaria

Primo momento del film. Appena arrivato, dopo l'intrusione dei villains, Shane viene invitato a cena dagli Starrett, Joe (Van Heflin), Marian (Jean Arthur) e il piccolo Joey (Brandon De Wilde). Quando Marian va a prendere la apple pie sulla stufa, c'è un primo piano rivelatore di Shane che allunga il collo e guarda fuori campo nell'esatta direzione del fondoschiena di Marian. Stevens ci suggerisce che Shane, cavaliere errante, cerca dell'altro, oltre al Graal.

Secondo momento. Dopo cena, Shane si mette a colpire con l'ascia il ceppo cui Starrett sta lavorando (da due anni!). Starrett lo raggiunge, Shane è a torso nudo, i due lavorano decisi, Marian li osserva. Poi Starrett si allontana e va a mettere un braccio intorno alle spalle di Marian proprio mentre Shane cade lungo disteso sul ceppo in posizione inequivocabile: come a possedere il ceppo; come se Stevens ci dicesse che il desiderio di Shane di possedere Marian non sarà esaudito. Su Marian veglia il bravo colono Joe.

Terzo momento, verso la fine (altri ce ne sono nel film). Joe e Shane si affrontano a pugni nudi per decidere chi andrà al duello con Wilson (Jack Palance). Shane vince con un sotterfugio: colpisce Starrett con il calcio della pistola. Prima di partire a cavallo verso lo scontro, Shane saluta Marian. Uno di fronte all'altra. La luce li illumina lateralmente. Poi Stevens cambia: luce sul volto di Marian, luce da dietro su Shane che si avvicina piano a Marian fin tanto che la propria ombra non va a coprirle la bocca.

Il cavaliere della valle solitaria
Il cavaliere della valle solitaria

Il cavaliere della valle solitaria

Bellissimo: il saluto di Shane a Marian è un bacio d'ombra... Subito Shane si ritrae, va al duello, viene ferito, passa a cavallo nel cimitero, probabilmente va a morire. Lo Shane di Shane era in cerca di un amore che rischiava di travolgere la cellula famigliare della comunità in formazione. C'è in Shane un film nascosto, eppure ben visibile. Shane non è un cavaliere del Graal. Dentro, è già un incerto eroe del crepuscolo del western.