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Ken Jacobs interview with Joey Huertas (2021)
(Cinematografo/Adnkronos) – Si è spento a Manhattan all’età di 92 anni Ken Jacobs, figura centrale del cinema sperimentale statunitense, noto per aver reinventato il linguaggio visivo attraverso l’uso creativo di materiali d’archivio e tecniche di manipolazione dell’immagine. A darne notizia, secondo quanto riporta 'Variety', è stato il figlio Azazel Jacobs, anch’egli regista, che ha ricordato come il padre abbia lavorato alla sua arte fino all’ultimo giorno, completando alcune delle sue ultime opere – gli “eternalisms” – prima di essere ricoverato in ospedale.
Jacobs era considerato un “titano del cinema sperimentale americano” da un'istituzione della settima arte come Film at Lincoln Center. Nato a Brooklyn, si era formato come pittore lavorando con Hans Hoffman prima di approdare alla scena artistica underground di New York negli anni ’60, in piena epoca Warhol e Ginsberg. Tra le sue prime collaborazioni spiccano i lavori con Jack Smith, tra cui “Blonde Cobra” e “Little Stabs at Happiness”, pietre miliari dell’avanguardia cinematografica.
Nel 1966, insieme alla moglie Flo Jacobs – scomparsa lo scorso giugno – fondò il Millennium Film Workshop, punto di riferimento per generazioni di artisti indipendenti. Per oltre trent’anni ha insegnato cinema alla Binghamton University, influenzando profondamente il pensiero visivo di studenti e critici, tra cui J. Hoberman.
Il suo primo film, “Orchard Street” (1956), è una cruda rappresentazione del Lower East Side, mentre “Tom, Tom the Piper’s Son” (1969), basato su un corto del 1905, è diventato un manifesto della sua poetica: rallentamenti, sovrapposizioni, giochi di luce e movimento per “guardare più a fondo” nella materia filmica. L’opera è stata inserita nel National Film Registry nel 2007.
Tra i suoi lavori più noti anche “Perfect Film” (1986), “Opening the Nineteenth Century: 1896” (1990) e il monumentale “Star Spangled to Death” (2004), un collage di quasi sette ore di filmati d’archivio che racconta la storia americana del Novecento, iniziato nel 1957 e completato quasi cinquant’anni dopo.
Le sue opere sono state presentate nei maggiori festival internazionali – Berlino, Londra, New York – e in istituzioni come il MoMA. Jacobs ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Maya Deren Award dell’AFI, una borsa Guggenheim e sovvenzioni da enti come il National Endowment for the Arts e la Rockefeller Foundation.
Oltre al figlio Azazel, Jacobs lascia una figlia, l’artista Nisi Ariana. La sua eredità vive in un cinema che non ha mai smesso di interrogarsi, provocare e reinventarsi.