Poche cose sono più americane di una palla da baseball. L’oggetto di per sé non è niente di straordinario. Una sfera di 23 centimetri di circonferenza e 142 grammi di peso, con al centro un’anima in sughero o gomma, circondata da lana e spaghi e avvolta in due pezzi di pelle. Eppure, in quella palla c’è l’essenza del sogno americano. Guantone, mazza e palla sono i compagni di gioco di ogni bambino negli Stati Uniti e restano strumenti della felicità anche in età adulta. Soprattutto, sono straordinari narratori di storie.

Il baseball è fatto di tradizioni, leggende e statistiche, ognuna delle quali dà vita a racconti che si tramandano attraverso le generazioni. Prendete il fango, per esempio. È dagli anni Quaranta del secolo scorso che prima di ogni partita le palle vengono “massaggiate” in uno speciale fango che proviene sempre e solo da una località segreta in New Jersey, una spiaggia fangosa sulle rive del fiume Delaware, le cui coordinate sono custodite gelosamente.

La magia del fango che rende le sfere ben impugnabili fu scoperta nel 1938 da Lena Blackburne, che giocava terza base per i Philadelphia Athletics ed era stufo di sputare tabacco masticato sulle palle, come si faceva all’epoca. Blackburne provò a usare il fango del Delaware e da allora la ricetta si è tramandata in segreto: oggi viene usata per ciascuna delle circa 160 palle utilizzate in ognuna delle 2.430 partite della Major League ogni stagione. Uno sport così ricco di storie non poteva non attrarre tre ambiti che insieme incarnano una larga fetta dell’immaginario collettivo americano: la letteratura, il cinema e la politica.

L’elenco dei romanzi e saggi dedicati al baseball è sterminato, basterà qui ricordare le straordinarie pagine di Underworld di Don DeLillo dedicate alla potenza di quella palla. Anche Hollywood ha sfornato innumerevoli film sul baseball, ma uno di quelli che più hanno resistito nel tempo è L’uomo dei sogni (Field of Dreams), con Kevin Costner nei panni di un contadino dell’Iowa che ascoltando una voce misteriosa decide – tra la derisione dei vicini – di costruire un campo da baseball al posto del granturco, per riportare in vita i fantasmi dei giocatori dei Chicago White Sox del 1919.

Quel diamante realizzato alla fine degli anni Ottanta per il film di Costner è ancora lì, a Dyersville, nella contea di Dubuque. Circondato dalle fattorie finte usate per il set, è diventato una delle maggiori attrazioni dell’Iowa, una specie di Disneyland del baseball. Un luogo che è un po’ la sintesi dei valori del Midwest: famiglia, baseball, granturco e sogno americano. Non è un caso che si trovi in Iowa, lo Stato da cui a gennaio è partita la corsa alla Casa Bianca, che rappresenta un po’ il termometro degli umori del Midwest.

Per la cronaca, Donald Trump a gennaio ha conquistato la contea di Dubuque con il 48%, seguito da Ron DeSantis e Nikki Haley. Per vincere, gli aspiranti presidenti devono calarsi per mesi in questo mondo, lanciare palle nelle partitelle locali e intercettare l’umore di chi vive di storie di baseball. Un buon punto di partenza per il nostro conto alla rovescia verso il voto del prossimo novembre.

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