“Quando perdi qualcuno, c'è un raggio di esplosione. È come una bomba che esplode, e chi era il più vicino? Ecco chi abbiamo esplorato. I personaggi principali, le loro identità erano un po' compresi in quest'uomo. Questa è la verità”. Parola del regista Ryan Coogler, che torna dietro la macchina da presa di Black Panther: dal 9 novembre in sala, è Wakanda Forever, l’atteso sequel dell’originario campione d’incassi (un miliardo e 347 milioni – di cui 9 in Italia – di dollari al box-office globale) del 2018.


Prodotto da Kevin Feige e Nate Moore, l’action-fantasy targato Marvel Studios torna nel regno del Wakanda, dove emerge una nuova minaccia proveniente da una nazione sottomarina nascosta chiamata Talokan, il cui re è Namor (Tenoch Huerta). La Regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri (Letitia Wright), M'Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di Re T'Challa. “Quando abbiamo perso Chad, il lutto è stato riversato nel film. Abbiamo mantenuto la celebrazione del Wakanda e di T’Challa in primo piano, oltre al dolore che ovviamente ne deriva”, promette Feige, in riferimento alla tragica scomparsa di Chadwick Boseman, morto appena quarantatreenne il 29 agosto 2020, che in Black Panther interpretava appunto il protagonista.


Orfani di T’Challa, i wakandesi devono riunirsi con l'aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong'o) e di Everett Ross (Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno, incentrato sull’emancipazione e autodeterminazione femminile: “Era proprio la storia giusta da raccontare. Questi sono stati i personaggi che sono stati più colpiti dalla morte di T'Challa, non si tratta – osserva Moore - di spingere le donne in avanti o trattenere gli uomini, bensì di raccontare una storia organica. Penso che a volte, magari dall'esterno, si possa credere che ci siano delle agende in gioco, al contrario, ci interessano solo le belle storie, vedere cosa sta succedendo con Shuri, Okoye o Nakia”.


Insomma, anziché predilezione di genere, necessità drammaturgica: “Se avessimo dovuto incastrare alcuni nuovi personaggi maschili solo per avere quella voce, sarebbe sembrato più performativo del semplice raccontare la storia che abbiamo raccontato".


Sulla stessa lunghezza d’onda Coogler: “Il peggior incubo che puoi avere è che, se dovesse succederti qualcosa, le persone che ami e che lasci alle spalle si possano perdere. Stavamo esplorando tutte queste dinamiche, e non si trattava direttamente di genere. Si trattava di chi sarebbe stato più colpito dal lutto".


Nel ruolo della sorella di Pantera Nera, Shuri, Letitia Wright sottoscrive: “Che aspetto si ha quando il tuo cuore è spezzato? Solo la guida illuminata di Ryan mi ha permesso di dare un arco completo a questa giovane donna, che insieme alle compagne e alla famiglia compirà un percorso fondamentale”.


Quando ha letto la sceneggiatura Lupita Nyong'o, che interpreta Nakia, ricorda di aver provato invida per Letitia, la cui Shuri entra nel caos: “Ecco come mi sono sentita. Mi sentivo vulnerabile e volevo esprimerlo, ma non sarebbe stato giusto nei confronti di Nakia. Lei è un po' più avanti, in termini di elaborazione del lutto. E non che abbia capito tutto".
Ma il cordoglio trascende le sorti di T’Challa e Boseman, e interessa Talokan, ovvero “Namor e gli indigeni che soffrono per una patria che non è più. Perché le persone, per esempio il mio personaggio e quello di Shuri, scelgono reazioni diverse di fronte al dolore? La ferita è analoga, ma il modo in cui risolvono il problema riguarda la loro personalità, la loro stessa storia”.