A dieci anni esatti da Io sono Li il regista Andrea Segre torna con un altro film di laguna alle Giornate degli Autori. È Welcome Venice (dal 9 settembre al cinema distribuito da Lucky Red) e vede protagonisti i due eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca, l’isola più popolare di Venezia. L’ interpretano Paolo Pierobon (Pietro) e Andrea Pennacchi (Alvise), entrambi veneti doc (il primo di Castelfranco Veneto e il secondo padovano) e perfetti nel tratteggiare due figure che rappresentano le due anime di una città che sta cambiando rapidamente. Pietro, ancorato alla tradizione, vuol continuare a pescare moeche, i granchi tipici della laguna, Alvise invece vuol trasferirsi a Mestre per liberare e poi sfruttare la loro casa alla Giudecca con i turisti, tentando di entrare nellélite del potere immobiliare che governa la città.

In questa “lotta” tra fratelli ci sono in mezzo anche gli altri familiari, dalla madre ai figli fino ai nipoti in arrivo. Nel cast anche Ottavia Piccolo, Roberto Citran (altro attore veneto di eccezionale bravura) e Sara Lazzaro.

Portandoci tra le calle e le acque di una Venezia poco conosciuta, che rischia di scomparire, oscurata da turisti “mordi e fuggi” in stanze in affitto piene di cibo giapponese take away  e che probabilmente neanche hanno mai assaggiato le moeche, e ovviamente totalmente ignari dell’antico procedimento per pescarle fatto dai così detti “moecanti”. Un lavoro tramandato per secoli da padre in figlio che consiste nel catturare i granchi in apposite reti da posta fissa, posizionate nei bassi fondali lagunari, e poi nel dividerli tra granchi “boni” e “matti” (questi ultimi vengono rigettati in mare).

Ancora una volta Andrea Segre, che ha anche scritto il soggetto e la sceneggiatura del film insieme a Marco Pettenello, ci descrive con grande accuratezza e con sguardo sensibile il suo territorio (anche lui è veneto ed è nato a Dolo). Una Venezia fatta di pescatori (già raccontato in precedenza come nel suo doc del 2001 Pescatori a Chioggia), di un turismo di massa che non conosce limiti (solo la pandemia lo ha fermato nel 2020, vedi l’altro suo bel doc dal titolo Molecole) e da chi non intende in nessun modo lasciarla come tanti hanno fatto (“Ricorda che i turisti magari non ritornan più, ma i granchi ci saran sempre).

Nel restituirci l’identità in bilico di una città, che rischia di scomparire per via del fenomeno dell’acqua alta sempre più ricorrente, questo film è una piccola pepita, proprio come le moeche, le così dette “pepite di Venezia”, così rare e particolari.