Ivano De Matteo è un regista che ama raccontare la piccola borghesia, e soprattutto ama portare sul grande schermo società che vivono in un apparente benessere, dietro le quali si cela però una totale perdita di umanità.

Lo aveva già fatto con Gli equilibristi (2012), ma soprattutto con La bella gente (diretto nel 2009 ma uscito anni più tardi, nel 2015) e con I nostri ragazzi (2014). Nuovamente, in Villetta con ospiti, tutto questo torna alla ribalta insieme all'assenza di punti fermi, all'amoralità e al pregiudizio.

Siamo in un piccolo paese del nord-est. Lì ci vive una classica famiglia borghese: il marito (Marco Giallini) è un ricco industriale che tradisce la moglie (Michela Cescon) con la quale ha una figlia (l' esordiente Monica Billiani). Poi ci sono le istituzioni, coloro che teoricamente dovrebbero proteggere le persone in una società: un poliziotto corrotto (Massimiliano Gallo), un prete non molto casto (Vinicio Marchioni) e un medico arraffone (Bebo Storti).

E infine ci sono figure ai margini. Chi viene apposta in Italia per cercare un lavoro e per mandare i soldi alla sua famiglia come Sonja (la bravissima Cristina Flutur, già premiata a Cannes nel 2012 come miglior attrice per Oltre le colline) e suo figlio adolescente (l'esordiente Ioan Tiberiu Dobrica). Da citare anche la mamma di Michela Cescon, nonché suocera di Marco Giallini, interpretata da un'ottima Erika Blanc.

Partendo apparentemente come dramedy, Villetta con ospiti disvela poco a poco la sua reale natura noir: parte in sordina, con una presentazione (forse fin troppo lunga) dei vari personaggi, per poi svilupparsi, nella seconda parte, totalmente all'interno della villetta eponima, luogo che assume in maniera definitiva le sembianze di un ulteriore, determinante protagonista della storia.

Michela Cescon in Villetta con ospiti

Il regista, appassionato del programma tv Chi l'ha visto?, si ispira a un vero e proprio caso di cronaca efferato, e riflette sul tema della legittima difesa e sul farsi giustizia da sé.

Più che altro smaschera i nostri pregiudizi, svelando al tempo stesso la nostra ipocrisia e l'ambiguità della società nella quale viviamo. Il risultato è una storia ambientata nel lato oscuro della provincia che ha luogo in appena 24 ore, ma che porta con sé una denuncia dal valore universale.