Macchina a mano, uno stile talmente realistico da essere quasi documentaristico, due attori non professionisti, sono questi gli ingredienti dell’ opera prima di Vincenzo Lauria dal titolo Verso la notte. 

Presentato nel 2020 alla 66. edizione del Taormina Film Fest nella Sezione Indoeuropea dove ha vinto il Premio del pubblico di Mymovies e ora in sala distribuito da Cineclub Internazionale, questo film è un piccolo gioiellino che si distingue nel panorama cinematografico italiano. Protagoniste sono due anime un po’ smarrite, ovvero quelle di Maryam (Duné Medros) e di Hesam (Alireza Garshasbi).

Entrambi, iraniani che vivono a Roma e lavorano insieme a un documentario su una donna senzatetto, finiranno per innamorarsi. Ma stare insieme non sarà semplice soprattutto nel momento in cui la gelosia di lui prenderà il sopravvento e i silenzi prenderanno piano piano il posto delle parole.

Tempo e amore sono i grandi temi. A scandire le tappe di questa storia d'amore raccontata dal punto di vista maschile tanti flashback. Ricordi, aspettative, risentimenti, gelosie, tante le immagini che fanno parte della vita interiore di Hesam, che il regista ci restituisce come un flusso di memoria continua.

Pochi dialoghi e un grande lavoro di sottrazione rendono questa parabola amorosa fatta di incontri e di separazioni, di detti e non detti, di delusione e nostalgia, di avvicinamenti e allontanamenti più vera di tanti passi a due affrontati nel cinema italiano sull argomento (da Ricordi? di Valerio Mieli al recente Una relazione di Stefano Sardo).  Nel suo essere così naturale e nel suo regalarci una Roma inedita e autentica, Verso la notte ci conduce verso una nuova alba del cinema italiano. Da vedere.