Un burbero “bienfaisant” lui, una moglie gravemente malata lei. Due vecchiaie che vacillano sotto il peso della morte che incombe. Arthur e Marion, Terence Stamp e Vanessa Redgrave, perfetti per età e carisma, sono i protagonisti di Una canzone per Marion del quarantenne Paul Andrew Williams. Non un dramma, ma una commedia squisitamente britannica sulla solitudine, la perdita, la fragilità.
Lei trova sollievo, spirituale più che fisico, partecipando alle serate del coro “very old fashion”, che la giovane Elizabeth (Gemma Artenton) dirige con entusiasmo (esiste davvero nel paesino di Newcastle-on-Tyne e davvero è stato scritturato); lui, invece, non ha pace e il carattere certo non lo aiuta: aggredisce e rifiuta, pure il figlio James. Man mano che il cancro corrode il corpo di Marion, ma non la voce, e che le amiche le si fanno intorno in attesa dell'addio, Arthur si allontana. Ma alla fine, quando ormai non c'è più, canterà per lei nel modo più bello.
Il lato positivo è che il film non si compiace della tristezza inevitabile, bandisce il mélo, perché questa volta gli anziani coristi dilettanti ridono tra loro e per noi, accompagnano Marion all'estremo saluto con leggerezza e lei con leggerezza se ne va.