Comincia sotto una pesante coltre di neve Un uomo tranquillo. Comincia e finisce, in mezzo alla neve. Ma se in principio quel bianco ovattato sembra dare sostanza alla pesantezza di un dramma familiare, ben presto da quel greve candore emerge il nero dell’humour che in realtà caratterizza l’ultimo film di Hans Petter Moland, remake del suo In ordine di sparizione del 2014.

Ancor più dell’originale, Un uomo tranquillo è un film dove gli ingredienti non lasciano prevedere il risultato e il dipanarsi della vicenda. Mix di generi che si trovano in equilibrio, il film intrattiene lo spettatore tra suspense, divertimento ed emozione.

Nels Coxman (Liam Neeson) è stato da poco nominato Cittadino dell’Anno di Kehoe, piccola località sciistica del Colorado, per il suo esemplare lavoro come spazzaneve e per la sua rettitudine.

Il Vichingo (Tom Bateman) è il boss del cartello locale, nonché padre salutista e convinto “business man” del crimine, rispettoso di un rigido codice di regole.

Le loro strade si incrociano quando il figlio di Nels muore di una sospetta overdose di eroina: a Nels è chiaro che si tratta di omicidio e così si imbarca nella folle e incosciente impresa di vendicare i responsabili della morte del figlio, e, sulla strada per arrivare al vertice del cartello farà fuori implacabilmente tutti i suoi membri.

Il vortice di violenza sistematica che scatena è colorato dall’ironia del vedere trionfare su un gruppo di professionisti del crimine “un uomo tranquillo” e inesperto in materia di esecuzioni e vendetta.

Umorismo macabro e situazioni surreali si mischiano con risultati irresistibili, supportati da un’ottima recitazione e da una buona scrittura dei personaggi, ben disegnati anche quando sono presentati solo pochi minuti prima di essere fatti fuori dalla trama, e che riescono ad essere tridimensionali ma anche simbolici: se gli uomini sono ciecamente immersi nella loro sete di vendetta, violenza e denaro, i personaggi femminili si distaccano dalle loro azioni e contrastano le loro decisioni, evidenziando con sguardo esterno i comportamenti ridicoli degli uomini che portano avanti la vicenda del film.

Così come spetta al figlio del Vichingo, nonché unico bambino del film, l’unico ruolo pienamente positivo: acuto e sensibile, oasi di tenerezza, buon senso e intelligenza nell’occhio del ciclone della mattanza, è lui a far vacillare le aspettative dello spettatore e a dare la speranza di una via d’uscita.

Nell’evidenziare il meccanismo di come da una singola vendetta si generi inesorabilmente una inutile e assurda strage, Un uomo tranquillo si rivela un ottimo remake, riuscito grazie alla scelta del cast e all’ambientazione: se alla Norvegia sostituiamo il Colorado entrano in gioco le minoranze native americane, il quadro d’insieme si arricchisce e si intrecciano problematiche diverse.