Sesta volta dietro la macchina da presa per Alessandro Siani, che esordì dieci anni fa con Il principe abusivo (2013), Tramite amicizia lo inquadra quale titolare di un’agenzia che offre amici a noleggio. Compagnia, conforto, consigli per gli acquisti, Lorenzo ha la parola giusta per tutti, finché a chiedere i suoi servizi non sono più degli sconosciuti, bensì i familiari, dipendenti di una fabbrica di dolciumi che il proprietario, Alberto Dessè (Max Tortora), in un momento di scoramento e nella costante solitudine vuole vendere ai giapponesi, mettendo a repentaglio centinaia di posti lavoro. Potrà un amico fargli cambiare idea? Con lo sprone della cugina Filomena (Maria Di Biase) e l’interessata complicità della senza fissa dimora Maya (Matilde Gioli), riuscirà Lorenzo a salvare l’azienda?

L’impegno sul tema del lavoro è stato recentemente portato sullo schermo da Siani , quale voce narrante, in Via Argine 310, il doc di Gianfranco Pannone sulla protesta dei lavoratori della Whirlpool di Ponticelli, e per certi aspetti Tramite amicizia vuole esser una prosecuzione ideale, ovvero una (senza tras-)figurazione fiction che declina il dato di realtà in chiave, almeno nelle intenzione, fiaba moderna.

Purtroppo Tramite amicizia non è riuscito, un affastellamento di gag non sempre riuscite e battute non sempre centrate che vi faranno spesso interrogare, con un po’ di sconcerto, su quel che state vedendo: per chiosare Lorenzo, “è un rapimento o un arrapamento?”, vale a dire è un film o un grande boh?

Siani, che meritoriamente mutuò il cognome d’arte – all’anagrafe è Esposito – da Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985, denuncia un’impasse creativa che si traduce in guazzabuglio poetico, scompenso drammaturgico, faciloneria stilistica (voce over e sguardi in macchina da cantastorie confidenziale…) e imbarazzo poliamorico (sic) e cinepanettonico – il regista recitò in Natale a New York (2006) e Natale in crociera (2007), regia di Neri Parenti – da cui la tumescenza protesica, occhio e orecchio, del poro Tortora.

Non che Mister Felicità (2017), Il giorno più bello del mondo (2019) e Chi ha incastrato Babbo Natale? (2021) fossero tanto meglio, eh, ma che cosa possiamo salvare? Qualche slapstick caciarone, qualche nonsense preterintenzionale e, sopra tutti, Max Tortora, che come dice il collega Lorenzo Ciofani è troppo grande per il nostro piccolo cinema.

Da sanzionare, viceversa, la tirata contro il politically correct di stalking, catcalling e bodyshaming: non se lo può davvero permettere questo edulcorato Tramite amicizia.